Le tariffe medie di segmento che il gestore della rete ferroviaria Rfi fa pagare alle imprese ferroviarie per l’utilizzo delle infrastrutture non potranno aumentare fino al 2021 oltre il livello del 2015. Questo vale sia per i servizi merci, sia per i servizi passeggeri regionali, sia per la rete “a livello di servizio elevato”, cioè per treni con velocità superiore ai 200 km orari. E’ una delle principali novità previste dalle nuove regole dell’Autorità dei Trasporti. A Rfi sono forniti strumenti per rimodulare i pedaggi sui vari segmenti di mercato. Dal 2017 al 2021 Il gestore dovrà ridurre i costi operativi del 2% ogni anno.
“La decisione dell’Autorità – ha spiegato il presidente Andrea Camanzi – è dovuta al fatto che l’Alta Velocità (Frecciarossa e Italo) rappresenta solo il 9% di traffico sulla rete pur determinando per Rfi il 24% dei ricavi complessivi che ammontano a poco più di un miliardo di euro. I servizi non ad alta velocità come Freccia Bianca o Freccia Argento, pur rappresentando una quota analoga di traffico, portano ricavi solo nella misura dell’8% (circa 77 milioni). E’ quindi possibile per Rfi valutare un riequilibrio tariffario tra i vari utilizzatori della Rete”.
Secondo Camanzi, “sono misure che potranno portare benefici in termini di riduzione della spesa pubblica a fronte di un aumento del traffico e dei servizi. Avranno anche effetti sul l’industria ferroviaria perché potranno creare le condizioni per l’accesso di nuove imprese nel mercato”.