Con il boom dei viaggi esperienziali finisce l’epoca dell’all inclusive


È finita l’epoca del pacchetto “tutto compreso”. Secondo un recente report di McKinsey & Company, il mercato globale delle esperienze turistiche ha superato il valore di 1 trilione di dollari. I dati segnalano un passaggio sempre più netto dal turismo generalista a quello esperienziale, narrativo e relazionale. In questo scenario stanno emergendo nuove soluzioni che non si rivolgono ai turisti, ma ai viaggiatori. È a questa domanda che cerca di rispondere Ondero, un progetto italiano nato nel 2024.

Onderò è una piattaforma che unisce dimensione pratica e componente social, offrendo guide, itinerari e consulenze realizzati da chi conosce un luogo in profondità. Non è uno spazio per “turisti”, ma per chi vuole viaggiare fuori dagli schemi, affidandosi a chi è già stato lì e ha trasformato la propria esperienza in un racconto utile. La piattaforma permette di salvare luoghi, esplorare itinerari già pubblicati e contattare direttamente chi li ha condivisi, per ricevere indicazioni su misura. Le esperienze proposte non sono costruite a tavolino, ma nascono da vissuti autentici: un punto panoramico nascosto, un orario perfetto per visitare un museo senza folla, una deviazione inaspettata che ha reso un itinerario indimenticabile.

L’app è pensata per accompagnare chi parte, offrendo contenuti pratici, storie personali e un’alternativa concreta ai percorsi preconfezionati.
“L’idea è nata da una domanda semplice: e se ciò che scopri durante un viaggio potesse aiutare qualcun altro a viverlo meglio? – spiega Adriano Pasini, founder di Onderò – Sempre più persone cercano contenuti che parlino la loro lingua, anche emotiva. Non vogliamo sostituire l’intermediazione classica, ma offrire un modo più umano, diretto e personale di orientarsi”.

Onderò nasce così come uno spazio dove il viaggio comincia ancora prima della partenza, e dove chi cerca ispirazione può trovare storie vere, consigli autentici e suggerimenti fuori dalle rotte comuni. Un modello che intercetta un bisogno in crescita: viaggiare non da turisti, ma da viaggiatori. Un approccio che, nel tempo, potrebbe contribuire a ridefinire il modo stesso di organizzare e raccontare i viaggi.

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