Si chiude la stagione estiva anche per le 3.000 strutture ricettive religiose e non-profit italiane, scelte da gruppi e famiglie (ma sempre di più anche dai turisti) per trascorrere giornate di vacanza all’insegna di un’accoglienza familiare e informale.
Secondo un sondaggio condotto tra i gestori dall’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, le presenze hanno registrato in media un +10% rispetto all’estate 2023, con punte fino al +13% nelle zone di mare. Sulla presenza degli stranieri i dati segnano +9% su base nazionale, ma con una preferenza per le strutture immerse nella natura e lontane dalla calca turistica, dove hanno raggiunto un +14%.
A supportare questi dati positivi, un’offerta che va incontro ad ogni necessità, tant’è che tre quarti dei gestori hanno mantenuto le stesse tariffe dell’anno scorso. Nella media, comunque, l’aumento di vitto e alloggio è stato del 3% nelle città d’arte e spiritualità, al mare e nella natura, mentre solo dell’1,5% nelle strutture montane.
Ma il 92% dei gestori si ritiene comunque soddisfatto dei risultati, soprattutto perché le risorse incamerate potranno essere utilizzate -come sempre- per alimentare le attività assistenziali, caritatevoli, sociali e missionarie di tutte quelle organizzazioni le cui ospitalità, pur con 200.000 posti letto in tutte le province italiane, rappresentano solo una parte della mission a cui sono chiamate.
Nel commentare i dati, il presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, Fabio Rocchi, ha ribadito che “queste strutture non rappresentano una concorrenza nel settore extra-alberghiero, ma piuttosto un plusvalore che solo l’Italia può proporre in queste dimensioni nel campo dei soggiorni esperienziali”.