venerdì, 26 Aprile 2024

Liberalizzare orari negozi, Brambilla: Italia non può restare dietro

Intervistata da Libero, il ministro spiega i benefici della ‘sua’ norma

L'Italia non può restare indietro nel settore del turismo e per questo il ministro Michela Vittoria Brambilla non riesce a "capire" le obiezioni su quella che definisce "una vera e propria rivoluzione liberale, qualcosa che in questo Paese nessuno era riuscito a fare, una strada obbligata per generare sviluppo, ricchezza e occupazione. Basta vincoli alla libera iniziativa privata, ogni imprenditore ha il diritto di organizzare come crede la propria attività, nel solco tracciato dalla prossima modifica all'articolo 41 della Costituzione".
Così, in un'intervista pubblicata da "Libero", il ministro spiega la norma, contenuta nella manovra-bis, che liberalizza gli orari dei negozi e le aperture domenicali e festive su tutto il territorio nazionale, andando oltre la versione già inserita nel decreto del mese scorso, che estendeva tale possibilità solo alle città d'arte e a quelle a vocazione turistica.
"Il governo deve prima di tutto rispondere alle richieste dei cittadini e pensare alla competitività del Paese. Ovunque funziona così. E l'Italia non può restare indietro soprattutto nel particolare momento economico che stiamo vivendo… Come si fa a criticare una norma che in una situazione di crisi fa crescere l'offerta e di conseguenza anche la domanda? Rimettiamo in moto un circolo virtuoso che parte dai consumi e dà impulso all'economia e all'occupazione".
Parte delle critiche riguardano la mancanza di concertazione. "Rimedieremo a settembre," assicura Michela Vittoria Brambilla. "A breve – aggiunge – convocheremo un tavolo con sindacati, associazioni dei consumatori e di categoria per monitorare lo stato dell'arte e faremo il punto sui risultati raggiunti con provvedimento sulle località turistiche".
Secondo una stima dell'università Bocconi, il solo raddoppio delle domeniche aperte, da 16 a 32, porterà ad un aumento dei consumi di quasi il 2%, con una incidenza di un quarto di punto di  Pil.

 

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