Startup Turismo ha presentato l’analisi dei risultati della Survey 2021, un appuntamento fisso per l’Associazione che la conduce ogni anno presso i suoi associati, in collaborazione con l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano. La Survey offre una fotografia significativa e attendibile del settore dal momento che l’associazione rappresenta l’80% delle startup turismo attive in Italia. Il dato più eclatante che emerge è quello della generale diminuzione di nuove startup nell’ambito travel: nel 2020-2021 si è verificato un calo del 50% nella costituzione di nuove realtà rispetto al 2018-2019.
“Si sta verificando ciò che temevamo – commenta Karin Venneri, presidente di Startup Turismo – ovvero che il deal flow si è fortemente ridotto. Mentre il numero di startup innovative cresce in altri settori, come ICT o farmaceutico/sanitario – grazie anche a importanti investimenti – la crisi del turismo scatenata dalla pandemia ha scoraggiato gli investitori. Il loro atteggiamento è stato conservativo, portandoli a investire in startup esistenti e già in parte consolidate, invece che in nuovi progetti”.
Altro dato importante è la forte polarizzazione nella distribuzione geografica delle startup, prima del Covid distribuite sull’intero territorio nazionale e oggi concentrate in tre regioni, Lombardia (scelta da oltre 1/4 delle startup travel italiane) Lazio e Toscana, che insieme ospitano più del 50% di quelle esistenti. Il Sud Italia è l’area che ha perso di più, con un calo del 15%.
A 18 mesi dall’inizio della pandemia, la situazione rispecchia quella del settore turistico generale: circa 1/3 delle startup ritiene di aver subito una perdita di oltre il 50% del fatturato da settembre 2020 a settembre 2021 ma, data lanche a maggiore mortalità e una minore natalità, il fatturato medio è in crescita del 38% vale a dire da 235K a 360K di euro. Sono anche raddoppiate le startup che hanno saputo trasformare il Covid in un’opportunità di business e quelle che ne hanno neutralizzato l’impatto negativo.
“È evidente che il modello organizzativo delle startup, agile e snello, consente di affrontare meglio i cambiamenti. Dalla Survey di quest’anno emerge, infatti, che 2/3 delle startup hanno sviluppato un nuovo prodotto o servizio durante l’emergenza, un esempio su tutti, le startup attive nei servizi di hospitality che hanno introdotto routine di sanificazione delle camere per le strutture ricettive. Un terzo delle startup ha operato un pivot, modificando il proprio modello originale per meglio adattarsi al mercato”, ha detto Andrea Zuanetti, responsabile Centro Studi Associazione Startup Turismo.
Delle startup intervistate, il 31% agisce in ambito della sostenibilità ambientale, seguito da smart destination con 27%, neverending tourism con 23% e smart mobility con il 19%. Il 46,4% offre prodotti turistici domestici (in crescita di oltre il 30% in seguito al Covid), mentre il 43,5% si dedica all’incoming e soltanto un 10,1% all’outgoing. In generale, i servizi sono dedicati in prevalenza al turismo leisure (l’82%) vs il 18% rivolto al business travel.
Tra i segmenti che hanno beneficiato dell’emergenza i Technology Provider, che sono intervenuti nella digitalizzazione delle procedure alberghiere e del sistema ricettivo in generale. Buoni risultati per le startup legate alla sostenibilità (1/3 del totale) che compensano con azioni pratiche i comportamenti e le scelte green dei clienti, così come per le startup Experience Provider che si sono specializzate in prodotti outdoor di turismo attivo o con visite di località minori italiane, oppure ancora quelle che propongono smart mobility, con mezzi sostenibili come la bicicletta e il monopattino. Sempre in auge il neverending tourism, che valorizza l’esperienza prima e dopo il viaggio e crea un legame forte con la destinazione, in crescita anche alcune nicchie di mercato come il noleggio di barche e yacht, molto gettonati.
Alla richiesta di esprimersi sui sostegni messi in campo dal Governo, emerge che circa il 40% delle imprese non ha alcuna opinione in merito perché, di fatto, non è stata varata nessuna misura specifica per le startup, ovvero le misure non potevano essere adottate da realtà naturalmente sbilanciate verso l’investimento e con pochi ricavi. Tra le startup che ne han fatto uso – ad esempio quelle con dipendenti che sono ricorse alla cassa integrazione – i sostegni del Governo in generale sono giudicati piuttosto positivamente, con l’eccezione del Voucher Turismo, che non è stato accettato da più di metà delle startup coinvolte.
“Il turismo ripartirà e non sarà ‘come prima’ anche grazie all’innovazione che le startup hanno saputo apportare. Per il resto, abbiamo un’ottima domanda interna, siamo il quarto paese più visitato al mondo e le ricerche sul web dicono che l’Italia è la meta più desiderata a livello mondiale: dunque agli investitori direi di non avere paura, in fondo anche Bill Gates ha comprato i Four Seasons Hotels”, ha concluso Karin Venneri. www.startup-turismo.it