Nuove regole, e multe, per gli affitti brevi: ma le associazioni protestano

Un codice identificativo nazionale (Cin) assegnato dal ministero del Turismo a ogni immobile ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, l’obbligo di segnalare l’inizio dell’attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale, con multe fino a 10mila euro, e nei centri storici delle città metropolitane durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche che non può essere inferiore a due notti, “fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli”. Sono alcune delle novità del ddl sugli affitti brevi su cui è al lavoro il Governo, come si legge da una bozza che circola in queste ore.

Il provvedimento, che la ministra Daniela Santanchè durante la recente assemblea di Federalberghi aveva promesso entro giugno, ha l’obiettivo “di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”. E riguarda colui che detiene
legittimamente l’immobile ma anche i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o ancora i soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare.

La previsione del termine minimo di durata delle due notti “non si applica alle locazioni di immobili ad uso abitativo ubicati nei comuni classificati dall’Istat a vocazione turistica aventi una popolazione inferiore a 5.000 abitanti e nei comuni non collocati nella classe ‘alta’ e ‘molto alta di densità turistica”.

Variegate le reazioni dei soggetti coinvolti. Airbnb dà il benvenuto all’armonizzazione nazionale dei codici di  registrazione anche “se permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento Ue in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro”.

Le 13 associazioni di categoria (Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e  F.A.R.E) coinvolte dal ministro Daniela Santanchè “esprimono, invece, forte contrarietà nei confronti dell’introduzione del divieto per il proprietario dell’immobile o per il suo gestore professionale di darlo in locazione per una sola notte,
considerandola, a tutti gli effetti, una norma discriminatoria, liberticida e con profili di dubbia costituzionalità, che alimenterà forme di evasione fiscale e di illegalità varie. Il tutto, peraltro, con un arcobaleno di discipline in funzione del comune di ubicazione dell’immobile, che produrrà un caos indescrivibile”.

“Si confermano – lamentano i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet ed Uniat Aps – alcune scellerate decisioni assunte dai precedenti governi come la possibilità di non registrare all’Agenzia delle Entrate i contratti inferiori a trenta giorni, di non considerare attività commerciale quella svolta fino a 4 alloggi di proprietà locate a finalità turistica e, di conseguenza, la concessione di agevolazioni fiscali come la
cedolare secca a questi proprietari, i cui redditi, in molti casi, sono ben più consistenti di un piccolo albergatore di periferia”.

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