Nemmeno il settore della nautica italiana sembra salvarsi dalla crisi internazionale. Se il 2011 va in archivio con una sostanziale tenuta e un fatturato in linea con l'anno precedente, il 2012, stando ai segnali dei primi mesi, lascia presagire una chiusura in negativo. A leggere così il futuro del comparto è Ucina Confindustria Nautica, riunita a Rimini per la prima edizione delle Assise generali.
"I numeri complessivi del comparto – osserva il presidente dell'associazione, Anton Francesco Albertoni – ci raccontano di un 2011 sostanzialmente allineato con il 2010: il fatturato si è attestato a 3 miliardi e 340 milioni di euro contro i 3,3 miliardi del 2010. Nel 2008 – ha aggiunto – il fatturato era pari a 6,2 miliardi e nel 2009 a 4,3 miliardi". A soffrire maggiormente della situazione di crisi le imbarcazioni medie, quelle tra i 10 e i 20 metri: un dato suffragato anche dal calo delle vendite dei motori fuoribordo che, nei primi 5 mesi dell'anno hanno registrato un calo del 35%.
Considerato tra i settori più colpiti dalla stretta fiscale, il mondo della nautica, assicura il numero uno di Ucina Confindustria, sta "dialogando sul futuro con l'Agenzia delle entrate da due anni. Non abbiamo mai chiesto che la barca venga esclusa dal nuovo redditometro – osserva – abbiamo sempre chiesto che i soldi spesi in una barca, in una automobile, in un caravan valgano tanto quanto". Ossia, ha proseguito, "chiediamo che vengano considerati con gli stessi parametri e che la barca non sia penalizzata rispetto alle altre spese".