Il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Museo Reali di Torino hanno messo unito le forze per realizzare una mostra volta a far riflettere sul valore del patrimonio culturale e sulle pulsioni umane di distruzione dell’arte stessa dall’era antica ad oggi.
La mostra, visitabile fino al 9 settembre e intitolata ‘Anche le statue muoiono’, è nata da una suggestione comune di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e del direttore del Museo Egizio, Christian Greco.
“I musei conservano l’arte o la distruggono? – si chiede Greco – fanno cultura testimoniando le diverse epoche artistiche o concorrono alla morte delle stesse opere portandole via dai loro contesti ‘naturali’ per difenderle dal grande ‘oblio’ della storia e dalle devastazioni che i popoli hanno sempre fatto dei loro patrimoni culturali. L’Isis è solo l’ultimo soggetto che ha praticato tale violenza distruttiva. È insito nella storia dei popoli, fare razzie di beni propri e altrui come dimostra la razzia, nel 2003 del Museo Nazionale di Baghdad. Quei cocci, non erano solo manufatti, opere, ma oggetti capaci di innescare tensioni, pulsioni, odi e affetti globali e locali”.
“Questa mostra lavora sul tema della distruzione dell’arte operata dall’uomo nelle varie epoche e allo stesso tempo del desiderio dell’uomo di collezionare la sua storia attraverso le opere – spiega Patrizia Sandretto – un tema che abbiamo potuto affrontare grazie ad un’azione di sistema tra musei. Credo che questa sia la strada per il futuro dei musei. Mi ha fatto enorme piacere – ha aggiunto – constatare come l’arte contemporanea, penso all’installazione ‘Arab spring’ di Kadar Attia, che riproduce lo sconquasso di alcune vetrine museali, possa dialogare con reperti antichi”.