I ristoratori pugliesi si trovano ad affrontare “un nuovo lockdown, ma questa volta indotto e non imposto” e chiedono risposte al Governo proclamando uno “stato di agitazione permanente” e annunciando “forme di mobilitazione pacifiche”.
“Veniamo da sette mesi di chiusure totali e cinque parziali negli ultimi 23 mesi – ricorda uno dei portavoce dell’Unione Ristoratori Puglia, Gianni Del Mastro – Sta accadendo quanto temevamo. Dopo due anni di chiusure prolungate, sacrifici, perfino suicidi dettati dalla disperazione, ma anche grande determinazione nel risollevarsi per arrivare alla tanto promessa ‘normalità’, ci ritroviamo, dopo un dicembre deludente tra paure e disdette, con ristoranti vuoti, frigoriferi pieni, tutte le spese da pagare e il 65% di fatturato in meno a livello nazionale rispetto al 2019. Si prenda atto – continua Del Mastro – che la comunicazione del Governo ha seminato ansie e paure che hanno portato le persone, anche dotate di green pass, a disertare i locali. Il Governo – dice – non può far finta che vada tutto bene. Non basta restare aperti per lavorare, servono le condizioni minime necessari ed un clima favorevole. Se non interverranno misure adeguate seguiranno inevitabili licenziamenti, non possiamo aggiungere debito al debiti”.
Per questo motivo i ristoratori chiedono sostegno all’occupazione e fondi di gestione erogati con criteri equi, azzeramento imposte comunali per il 2022, moratoria finanziaria e fiscale rispetto ai mutui e agli impegni assunti a causa dell’emergenza Covid, calmierizzazione e rateizzazione delle bollette energetiche aziendali attraverso fondi di copertura statali, credito di imposta sui canoni di locazione per tutto il periodo dell’emergenza.
“Abbiamo l’obbligo morale di salvare un comparto, 340 mila imprese e quasi un milione e mezzo di occupati in tutta Italia, che ha rappresentato un volano per il rilancio del Paese e della Puglia”, conclude Del Mastro, lanciando l’idea di convocare gli stati generali della ristorazione.