venerdì, 8 Novembre 2024

Grand Hotel Piazza Borsa, una storia lunga 500 anni

Torna alla luce la struttura che si trovava in stato di semi abbandono

"Rovistando tra gli immobili storici del centro storico di Palermo, l'attenzione è caduta su questa immensa struttura di 12 mila metri quadrati, perché al contrario di altre, troppo belle e ricche per poter essere trasformate, questa nonostante avesse una storia particolare si prestava bene all'innesto di nuove funzioni". Lo ha detto Fausto Provenzano, l'architetto che ha seguito i lavori di restauro del Grand Hotel Piazza Borsa, e che ha dovuto fare i conti con la storia, lunga e articolata, dei tre edifici che oggi ospitano il Grand Hotel. Il nucleo centrale è infatti rappresentato dal convento e dalla chiesa dei Padri della Mercede, ordine monastico che ebbe grande fama e prestigio a Palermo dalla fine del ‘500. Di quel tempo resta oggi, pressoché immutato, il chiostro e lo scalone monumentale che, benché oggetto nei secoli di taluni rifacimenti parziali, ostenta ancora l'introvabile marmo rosso della vicina Piana degli Albanesi.
Nella prima metà del ‘700, l'accresciuto prestigio dei monaci porta loro in dote l'attiguo palazzo dei principi Cattolica Briuccia. La distanza fra i due edifici è colmata mediante tre ponti in pietra lunghi una ventina di metri e sorretti ognuno da eleganti colonne di grigio marmo "Billiemi". Dopo i fasti dei primi due secoli, però, nel 1860 inizia il tramonto dell'ordine dei Mercedari Scalzi a Palermo. Inizia così una nuova epoca per la struttura che dal 1861 accoglie importanti uffici finanziari del nuovo regime. Il nuovo centro finanziario, intestato al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, presto divenne Banca. Nel 1907, viene demolita la chiesa dell'Immacolata Concezione ai Cartari, eretta dai Padri della Mercede nel ‘600 di traverso alla piazza antistante il convento ed annessa a questo. Al posto della chiesa, l'architetto Ernesto Basile eresse, inglobando pure parte della piazza antistante, le strutture di rappresentanza della "Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele". Il palazzo fu inaugurato nel 1912 anche grazie alla prolifica collaborazione con Vittorio Ducrot, le cui officine palermitane, forti di un migliaio di operai, realizzarono per la matita del Basile, ogni sorta di oggetto. "Abbiamo trovato l'edificio in uno stato di semi abbandono – ha sottolineato Provenzano – senza pareti affrescate o pavimenti di pregio. Abbiamo dovuto affrontare un restauro che è durato quasi cinque anni per mantenere intatte o ripristrinare alcuni tratti caratteristici dell'edificio originario, prima che fosse trasformato in banca".

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