venerdì, 26 Aprile 2024

La Villa del Casale apparteneva a una comunità di culto

La scoperta di Rosalia Giangreco illustrata in un convegno ad Aci Trezza qualche giorno fa

La Villa Romana del Casale non era di un dominus filosofus né dell'imperatore dell'epoca, come sostenuto fino ad ora, ma di una comunità di culto, una famiglia di gentes, dove il dominus, primus inter pares, guidava una comunità di prescelti, seguendo riti antichi. La scoperta è da attribuire a Rosalia Giangreco, giovane archeologa ennese che ha pubblicizzato la sua scoperta nel libro "La Villa Romana del Casale-Viaggio tra i misteri" presentata qualche giorno fa nella sala convegni dell'area marina protetta di Aci Trezza.
La studiosa, infatti, interpretando analiticamente il significato della miriade di simboli presenti nella Villa, soffermandosi sulla interpretazione dei miti, approfondendo e spiegando i culti misterici presenti, dopo essersi dedicata a lungo all'apprendimento di quelli esistenti nell'antichità, avendo studiato la struttura romana dal punto di vista architettonico ed archeologico, ambiente per ambiente, ha rivelato una nuova destinazione d'uso della stessa, aprendo un varco importantissimo tra le ipotesi conosciute.  
Per Mario Bevacqua, presidente internazionale Uftaa, tra i partecipanti del convegno di presentazione del libro, "è una nuova occasione per la promozione della città e di questo patrimonio culturale dell'umanità nel mondo, raccontando la Villa più verosimilmente di come sia stato fatto finora".

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