Lo storico Palazzo Forcella De Seta, che si trova nel quartiere della Kalsa, a Palermo, non è sicuro. Per questo motivo, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha emanato un’ordinanza “per la messa in sicurezza dell’immobile, finalizzata all’eliminazione dello stato di degrado e pericolo”. L’edificio, insieme al complesso monumentale dello Steri e all’Archivio di Stato, è una delle tre sedi individuate in città per ospitare la rassegna Zyz l’annuario fotografico contemporaneo, che inizia oggi ed è inserito nel circuito della manifestazione “Le vie dei tesori”.
Il provvedimento è stato adottato, dopo i sopralluoghi dei tecnici della protezione civile, del Comune e della polizia municipale, eseguiti nel mese di agosto scorso, per la caduta di alcuni calcinacci su piazza Kalsa. I tecnici hanno riscontrato “la condizione di degrado dei cornicioni, con tracce di umidità; il pessimo stato del sistema di smaltimento delle acque meteoriche dalla copertura, con i pluviali, in terracotta interrotti a diverse altezze, e la mancanza in uno spigolo di un grosso elemento di muratura portante”. L’ordinanza dispone “la revisione strutturale e la messa in sicurezza dell’immobile, eliminando i potenziali pericoli per e persone, derivanti dallo stato di degrado riscontrato lungo i prospetti (cosi come riscontrato in sede di sopralluogo), al fine di evitare cedimenti”.
Immediata è però arrivata la replica del presidente di Ance Palermo Fabio Sanfratello. “I lavori di messa in sicurezza del Palazzo sono stati effettuati ancora prima che l’ordinanza venisse notificata, notifica che, peraltro, è avvenuta circa un mese fa. Le opere alle quali si fa riferimento nel documento del Comune sono state già completate come testimonia un certificato rilasciato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, che ha potuto verificare che i lavori sono stati completati ed eseguiti in maniera coerente al monumento. Dunque nella parte del Palazzo che ci appartiene non c’è alcun problema di sicurezza. L’ordinanza emessa dal Comune non riguarda la porzione di Palazzo di nostra pertinenza ma quella appartenete ai privati, come peraltro si evince dalle indicazioni nell’oggetto della stessa”.