È all’Oratorio dei Bianchi di Palermo l’ennesimo “scempio” culturale siciliano. Nel cuore della Kalsa, solo il primo piano è accessibile, il resto è off limits da decenni. Eppure al piano terra dell’edificio si trova l’antica porta lignea chiamata Bab al Fotik, da dove, nel 1071, entrò Roberto Il Guiscardo durante la conquista normanna di Palermo: una delle tante meraviglia negate al pubblico. “Non è tollerabile che questo meraviglioso bene non possa essere contemplato da chiunque voglia visitarlo – dice Michele D’Amico del sindacato Cobas/Codir -. E’ indispensabile fare qualcosa”.
Dal 1987, quando è stato acquistato e non del tutto restaurato dall’assessorato regionale dei Beni Culturali, si può accedere soltanto al primo piano dell’Oratorio dove sono esposti alcuni arredi settecenteschi, una scultura attribuita al Marabitti e due statue marmoree di Antonello Gagini e Vincenzo Vitagliano.
Il piano terra, dove all’origine era sita la Chiesa della Vittoria, presenta gli stucchi serpottiani provenienti dal complesso delle Stimmate in un allestimento museografico che ne ricrea, ove possibile, la partitura espositiva originaria. In fondo all’aula è custodita l’antica porta lignea della Kalsa, chiamata Bab al Fotik. Ma il piano terra non è aperto al pubblico perché ancora occupato da un cantiere e quindi non è possibile ammirare gli stucchi serpottiani e la preziosissima porta.