Dopo aver destato particolare clamore, il processo “Grandi eventi” si chiude con un nulla di fatto. L’inchiesta sul presunto pilotaggio degli appalti della pubblicità e della comunicazione, riguardanti alcuni eventi di rilievo nazionale tenutisi in Sicilia tra il 2010 e il 2011, finisce con una sentenza di non luogo a procedere per avvenuta prescrizione dei reati contestati.
Otto anni di clamori, per una competenza itinerante dell’inchiesta spostata in 3 città, da Palermo a Messina e poi a Catania: un lungo iter finito con un nulla di fatto, che sintetizza lo stato della giustizia in Italia. Insomma, come recita un antico detto siciliano “Agneddu e sucu e finiu u vattio”. Un modo di dire che in origine era legato ad un pranzo o ad una cena, e comunque legato alla conclusione di un banchetto povero, traducibile letteralmente in “agnello e sugo ed è finito il battesimo”.
Un detto che nell’interpretazione siciliana ormai si si usa per dire che qualcosa è finito, non strettamente un pranzo o una cena, ma anche semplicemente una situazione non sempre chiara o bene definita, trovando più comodo considerarla solamente un capitolo della vita, insieme a tanti altri.