La sentenza del consiglio di Stato sulle concessioni balneari non supera il muro dello Stretto. Proprio così. Se da sentenza tutte le aziende private d’Italia che gestiscono un’area balneare dovranno o smantellare o rinnovare la loro concessione, partecipando a un bando a partire dal primo gennaio 2024, in Sicilia la questione è rimandata al 2033. Ed è tutto nella legalità “visto che la Sicilia, Regione a Statuto speciale, ha competenza esclusiva in materia di demanio marittimo, per differenziarsi dal resto d’Italia”.
A dirlo è l’assessore regionale all’Ambiente Toto Cordaro, che vanta che la Sicilia è stata “l’unica regione ad avere esteso al 2033 le concessioni demaniali marittime vigenti per legge”, sulla base di una disposizione contenuta nella legge finanziaria statale del 2018, rinnovando le concessioni.
In particolare, il decreto dell’assessore Cordaro ha indicato come requisiti per la proroga: l’attualizzazione della certificazione antimafia, la regolarità contributiva del concessionario e l’avere pagato tutti i canoni pregressi. Un aspetto, quest’ultimo, che ha portato nelle casse della Regione quindici milioni di euro in un’unica soluzione.
I numeri dicono che in Sicilia ci sono 5.365 concessioni del demanio marittimo, di cui 620 sono stabilimenti balneari che occupano poco più del 22% dei 425 chilometri di spiagge. E, nonostante quei 15 milioni di euro incassati, il giro di affari annuale è di 500 milioni per 100 mila lavoratori.