Una triste storia che si ripete. Quando era in mano alla mafia funzionava, ora che è stato affidato al Comune di Termini Imerese la sua rinascita sembra impossibile. È il paradosso del Villaggio Himera raccontato nell’edizione odierna di Meridionewes. Aperto come villaggio turistico negli anni ’60, fu confiscato nei primi anni Duemila. La società proprietaria era la Eolie Yachting di Vincenzo Marcianò, dove sarebbero finiti i soldi delle famiglie mafiose di Boccadifalco e di Caccamo. Quindi passò nelle mani dell’amministrazione comunale che però non ha le risorse per rimettere la struttura in piedi e mantenerla.
“Le stime ammontano a circa tre milioni di euro, sono davvero troppi soldi – dice il sindaco termitano Francesco Giunta a meridionews -. La struttura di per sé non era ben architettata, questo ha comportato danni consistenti, a cui si aggiungono le mareggiate e anni e anni di abbandono. Neppure il ministero dell’Interno potrebbe improntare una simile somma”. La soluzione potrebbe essere trovare un soggetto terzo che, attraverso un bando pubblico, dovrebbe prendersene cura. Ma anche questa soluzione finora non ha trovato concreta attuazione.
“Non nascondo – aggiunge Giunta – che non si è neppure esclusa l’ipotesi di restituire il bene all’Agenzia del demanio, perché se non riusciamo a trovare qualcuno o il bando andasse deserto, diamo un messaggio sbagliatissimo”. Mentre l’immobile continua a figurare nell’elenco dei beni confiscati e già destinati dell’Agenzia nazionale. Ma il rammarico più grande giunge dritto da quella che tra le constatazioni è quella che fa più male. “L’aspetto drammatico è che quando il villaggio lo gestiva la mafia funzionava, quando è passato nelle mani dello Stato no, è una sconfitta enorme”, conclude il primo cittadino.