(di Toti Piscopo) Un tema antico quello dell’abusivismo, secondo solo a quello della prostituzione ed al malaffare declinato nelle sue diverse forme, che colpisce ormai tutte le categorie, compresa quella delle agenzie di viaggio, la cui natura stessa del servizio offerto rende il confine tra il lecito e l’illecito talmente sottile da essere poco identificabile e comunque permeabile a qualunque azione di contrasto possibile.
Il tema è ampio e ritenere di poterlo debellare, delegando ad altri, anche se ne hanno titolo e dovere di farlo, la soluzione è pura utopia, ma contenerlo è possibile con la responsabile concorrenza di tutti evitando, tra l’altro, di assumere atteggiamenti vittimistici.
Specie in un Paese come il nostro dove non c’è la cultura della prevenzione e la cultura legislativa e giuridica, almeno quella rimasta, è inadeguata rispetto alle problematiche diffuse di una società che nella sua evoluzione scivola spesso verso l’involuzione.
La tematica è di carattere generale ed ovviamente non esclude le agenzie di viaggio che, per loro natura, professionale ed imprenditoriale, costituiscono la fanteria del turismo.
Cosa fare? arrendersi sicuramente no, ma ritenere di delegare solamente ad altri la soluzione del problema vuol dire ingigantirlo e trincerarsi dietro un comodo alibi. Certo, vanno individuate nuove forme di tutela, operate scelte più consapevoli, basate su una cultura d’impresa che deve riguardare la singola azienda e contestualmente la categoria tutta.
Assumere comportamenti etici e responsabili in un rinnovato spirito professionale ed imprenditoriale è la migliore forma di autotutela, certamente non esaustiva, ma logica e razionale, per sviluppare la cultura del fare rispetto a quella del dire e del dire tanto per non approdare a niente, come è avvenuto in quest’ultimo trentennio. Questo il tema antico il cui svolgimento va affrontato già nel 2020 dandosi una visione di sviluppo per il futuro.