La Sicilia e la sfida della ricettività nel post-covid

(di Toti Piscopo) La Sicilia turistica si prepara ad affrontare una nuova stagione di passione e di speranza, confidando nella campagna di vaccinazione e nel comune senso di responsabilità dei cittadini residenti e dei cittadini ospiti. Una ripresa non facile ma graduale in un mercato ormai privo di riferimenti e tutto da rigenerare in cui, nonostante i buoni propositi le imprese si preparano ad affrontarlo in ordine sparso.

Nell’ambito della filiera, le strutture ricettive sono tra le più colpite e saranno anche quelle che si dovranno interrogare sul posizionamento della loro offerta turistica nell’era del dopo Covid. Tra queste le imprese alberghiere sono quelle che soffrono di più per oneri finanziari e carico fiscale, per una mancanza complessiva di servizi, per la complessità di un sistema legislativo e burocratico ormai arcaico. Emblema di tale inadeguatezza la classificazione alberghiera ormai obsoleta ed assolutamente inadeguata rispetto ad usi e consuetudini del mercato. Un mercato sempre più diversificato grazie al proliferare di una ricettività diffusa e variegata sul territorio, integrativa e spesso alternativa rispetto a quella tradizionale alberghiera, alimentata da sistemi digitali più incisivi ed interattivi che orientano e determinano scelte sulle basi di tariffe accattivanti compresse verso il basso là dove esiste una maggiore densità ricettiva. Ma la tariffa costituisce sempre una componente essenziale per determinare la scelta, seppur meno rispetto al passato,

La richiesta di sicurezza, funzionalità e qualità è trasversale rispetto a tutta l’offerta ricettiva e ne costituisce il comune denominatore, anche se in atto per la Sicilia turistica, grazie ad una recuperata immagine ed attrattività sembra essere sempre più richiesta da parte di un target altospendente di fascia medio, medio alta con una alta tendenza verso il lusso.

Una domanda sempre più qualificata ed in forte crescita fortemente orientata verso le ville di lusso ed alberghi, attualmente classificati di 4 e 5 stelle i cui standard qualitativi vanno ulteriormente adeguati e non possono prescindere da riconversioni verso il green e livelli di sostenibilità ed accessibilità fortemente richieste da una clientela sempre più esigente non solo per la location ma anche per il territorio dove costituiscono punto di riferimento.

Ben diversa la situazione per le strutture, attualmente classificate, a tre stelle che, nella fase post-covid, potranno evidenziare tutti gli elementi di criticità, per i quali sarebbe opportuno individuare opportunità di rimodulazione dell’offerta turistica. Infatti le strutture a 3 stelle, stando ai primi indicatori previsionali, saranno quelle che potrebbero subire la flessione maggiore compresse come sono tra l’offerta dei 4/5 stelle e la vasta ricettività diffusa tra B&B, case vacanza, affittacamere la cui gestione risulta molto più snella ed economicamente più vantaggiosa.

Una compressione che potrebbe penalizzare gli alberghi 3 stelle, certamente non tutti, alcuni dei quali potrebbero godere di un posizionamento favorevole che potrebbe fare la differenza, ma nella media ritrovarsi costrette ad applicare tariffe da sopravvivenza, come peraltro avvenuto nella fase precovid. Ovviamente l’alternativa rimane l’individuazione di specifiche nicchie di mercato o riconversione su una classificazione di più alto livello anche se non sempre è reso possibile o la rimodulazione verso specifiche specializzazioni. La Sicilia avrebbe tutte le naturali condizioni favorevoli per puntare al segmento della salute e del benessere diffuso guardando con ritrovato interesse al segmento del turismo accessibile che potrebbe costituire un’opportunità potendo soddisfare nuovi flussi da un bacino di mercato di grande potenzialità e redditività.

Ricordiamo infatti che il target di riferimento non include solo le persone con disabilità. Si tratta di includere in questo mercato il più ampio e generico mondo delle esigenze che possono essere rappresentate da persone che non hanno disabilità evidenti: allergie alimentari (la più nota è la celiachia), famiglie con bambini piccoli o i senior e le disabilità temporanee. Complessivamente, sono 127 milioni le persone con “Access Needs” in Europa di cui 10 milioni in Italia. Un numero significativo che, potenzialmente si raddoppia, visto che si tratta di turisti che quasi mai non viaggiano da soli ma con parenti, amici e compagni di viaggio. Inoltre, si tratta di turisti che fanno ogni anno più di una vacanza di oltre 10 giorni. Dunque, un mercato in grado di generare un potenziale incremento del 20% del fatturato annuale (PIL nazionale/fatturato aziendale).

Ovviamente quest’ampia riflessione può fare da incipit al grande tema del rilancio turistico che non può prescindere dall’individuare una visione strategica di sviluppo sulla basare azioni mirate di rilancio.

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