Un uomo e una donna innamorati della Sicilia. E’ il contenuto dello scritto di “Il giro di Sicilia in 80 + 80 tappe”, il testo di Mariagrazia Inneco e Mimmo Privitera, edito da L’Orsa edizioni, che traccia in un doppio percorso un’unica isola che è fatta di cultura, arte e storia. Quasi 350 pagine per conoscere quelle che sono definite il “Contorno”, ovvero la costa e le isole minori, e il “Ripieno”, ovvero le località interne e non marine. Una divertente guida, insomma, per chi vuole illuminarsi di sicilianità. Il testo si può acquistare rivolgendosi all’editore.
Mimmo Privitera, cosa racconta il libro, dal punto di vista degli autori?
«Abbiamo fatto un tour sia in 80 luoghi interni, che il periplo delle coste in altrettanti 80, comprese le piccole isole. Ci siamo inventati questa formula di descrivere la Sicilia e ci siamo inventati pure questo taglio di libro particolare. Non ha un inizio e non ha una fine. Ogni capitolo riguarda un luogo e di ogni luogo abbiamo messo una foto particolare e uno scritto dove abbiamo raccontato il posto. Non solo infonotizie storiche e architettoniche, ma la particolarità del luogo attraverso un racconto emozionale».
Quanto tempo ci è voluto per fare il tutto?
«Ci sono voluti più di due anni per vederli questi luoghi. Abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo cercato di conoscere le particolarità che hanno dato notorietà al luogo».
Cosa vi ha ispirato?
«L’amore per la Sicilia. E cercare non un senso di rivalsa, ma di rimediare a un gap che ci divide dalla informazione ufficiale, che spesso scrive per sentito dire. Noi ci siamo concentrati sulla bellezza della Sicilia. Lottiamo contro gli stereotipi e i modelli della cinematografia».
Come nasce la passione per la Sicilia in quanto tale?
«Prima di ogni cosa per la curiosità, che è sinonimo di intelligenza e conoscenza. Affrontando il tema Sicilia, l’abbiamo conosciuta meglio. Spesso parliamo del tema Sicilia, senza conoscerla veramente».
A chi si rivolge il testo?
«È uno strumento didattico, che consiglia e incuriosisce. Può piacere a chi ama la Sicilia, a chi ama viaggiare e a chi è curioso. Per esempio si racconta che Greta Garbo per trent’anni ha frequentato Taormina per stare lontana dai riflettori. Lo sanno in pochi».
Cosa avete scoperto che già non conoscevate?
«Che la Sicilia è unica e che è l’unica regione formata da una multiforme struttura dei territori, anche dal punto di vista del carattere delle persone. Siamo una nazione e non una regione».
Conviene prima leggere il libro e poi viaggiare o utilizzarlo come una guida?
«Conviene prima dare una occhiata per avere una idea geografica. Il testo mette al loro posto i luoghi. Nel testo si trovano poi delle mappe con dei percorsi turistici. Tutto molto semplice».
Di libri che promuovono la Sicilia ne abbiamo tanti. Perché il vostro potrebbe essere un potenziale regalo di Natale?
«Perché non è un vero e proprio libro, ma è una edizione caleidoscopica che contiene 160 quadri. Dove ogni caso rappresenta una tappa. Poi non affrontiamo argomenti strettamente tecnici. Per questo ci sono Google e gli storici. È un insieme di piccole perle il nostro».
La Sicilia sul fronte del turismo vive un suo boom, cosa è cambiato rispetto agli anni in cui era la regione conosciuta nel mondo solo per la mafia?
«Faceva comodo un tempo trattarci come macchiette con lo scialle e la lupara. Il cambiamento nasce dal frequentare un luogo e nel ricredere in quello che pensavo. Il testo parte da un punto fondamentale: non prendere in giro il turista».
È una guida adatta anche per chi ha bambini?
«Certamente. Nei luoghi che abbiamo messo in evidenza c’è sempre posto per i piccoli. I bambini sono curiosi. Se fai vedere un castello a un bambino, da Caccamo a Sperlinga, lo rendi felice. E poi ci sono le spiagge e i parchi gioco delle Madonie».
Cosa consigliereste di visitare in inverno?
«Le stazioni sciistiche, ma anche i luoghi dove è più conveniente economicamente non andare in estate. Ma la bellezza della Sicilia non ha stagione. E questo non si discute».
E per il 2022 cosa consiglierebbe? Quale è la tappa del vostro cuore?
«Entriamo nel soggettivo. Chi non è mai stato in Sicilia è obbligato a vedere i luoghi famosi per la storia dell’arte. Palermo è la città ideale. Allo stesso modo Catania. Le aree metropolitane sono adatte per il turismo emozionale».
Se voi foste l’assessore regionale al Turismo, cosa fareste per prima cosa per aiutare la Sicilia?
«Bisogna lavorare di comunicazione. Non politica, ma di cultura dell’accoglienza. In particolare in periferia e in quei borghi dove si vede poca gente. Punterei su una Sicilia interna, sconosciuta, in grado di catturare diversi tipi di target».