martedì, 19 Novembre 2024

Birgi e Comiso vogliono vivere e non sopravvivere

Ha suscitato parecchie reazioni l’opinione sul ruolo e la funzione degli aeroporti di Trapani e Comiso firmata da Salvo Zappalà, titolare della Dimsi che opera nel campo del tour operating e dell’hotellerie, che abbiamo pubblicato su travelnostop.com lo scorso 26 ottobre.

Facendo riferimento alla proposta lanciata dal governatore Nello Musumeci poco tempo fa di unificare la gestione degli aeroporti siciliani, Zappalà suggerisce “di chiudere le due società di gestione moribonde di Birgi e Comiso, che hanno sperperato risorse pubbliche che si potevano ben impegnare nella realizzazione di collegamenti veloci con Punta Raisi e Fontanarossa, e si  trovi finalmente il coraggio di destinare le ingenti risorse risparmiate alla rete ferroviaria ed autostradale”.

Tanti i commenti lasciati sulla nostra pagina Facebook, alcuni anche critici ma particolarmente appassionati e motivati e pur sempre riconducibili a quella dialettica che Travelnostop.com ha da sempre auspicato mettendo a disposizione le proprie pagine agli operatori sia del pubblico che del privato.

E va proprio in questa direzione l’opinione di Zappalà a cui sono seguite le reazioni soprattutto da parte di chi, vivendo sul territorio, rivendica la situazione di disagio e difficoltà degli ultimi mesi.

“L’aeroporto di Birgi – sostiene Anna Maria Di Giovanni – è un bene inestimabile e chi pensa che se ne possa fare a meno, sbaglia alla grande. In Sicilia abbiamo bisogno di tutto, siamo isolati. Le linee ferroviarie sono quasi inesistenti, le strade non ne parliamo”.

Francesco Mangiarotti ricorda la ricaduta che ha avuto l’aeroporto di Birgi in termini economici e occupazionali: “parliamo di 300/400 milioni di euro e di 3000/4000 posti di lavoro, a fronte di qualche milione di euro speso per il co marketing”.

“Credo – aggiunge Luca Sciacchitano – che salvare Birgi e Comiso costi di meno e sia molto più pratico. La gente qui non viene con il treno. Al massimo vengono in aereo a Palermo o Catania e poi eventualmente si spostano in treno. Ma sistemare la ferrovia lato nord (diramazione Alcamo) costa attorno a 1 miliardo di euro… con la stessa cifra ci fai volare Ryanair per qualche decina di anni.”

Paolo Salerno invece prende ad esempio il caso dell’aeroporto di Rimini. “L’aeroporto è aperto ed quasi esclusivamente dedicato al traffico con la Russia. Il sistema turistico della Costiera Romagnola si trova in una posizione facilmente raggiungibile in auto dal nord Italia e dai mercati della bassa Europa. Non c’è dubbio che bisogna potenziare strade e ferrovie ma certamente occorrono finanziamenti colossali e templi biblici. Finanziare questi aeroporti per far superare una fase di start-up è doveroso e utile al sistema e non dimentichiamo che Palermo o Catania per lavori o motivi di forza maggiore possano essere chiusi”.

Infine, secondo Giuseppe Sanfilippo “la fusione o l’accorpamento, chiamatela come volete, con Palermo (ed è un palermitano che scrive…) di Birgi rappresenterà una Waterloo dal punto di vista del rilancio turistico trapanese. A mio avviso si è ancora in tempo a raddrizzare la rotta, basta che gli operatori tutti e la cittadinanza particolarmente sensibile al bene del proprio territorio, si mettano di traverso e dicano BASTA!”.

Dal canto suo, Travelnostop.com continuerà a seguire le vicende dell’aeroporto di Birgi e Comiso ai quali ha da sempre dedicato grande attenzione affinchè si possano individuare soluzioni condivise che aiutino a far crescere i territori secondo un criterio di produttività e redditività che deve essere nell’interesse di tutti.

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