(di Toti Piscopo) La gestione di Alitalia ha da sempre animato il dibattito all’interno del sistema dei trasporti nazionale, molto più per l’assorbimento delle risorse economiche pubbliche e private che per i servizi resi al Paese. Una gestione spesso dissennata e comunque da sempre alimentata con il
denaro pubblico per ripianare bilanci quasi sempre deficitari. Una vicenda che Travelnostop.com ha sempre seguito con molta attenzione, denunciando anche tempestivamente storture e forzature
direttamente rilevate o segnalate dagli agenti di viaggio che con Alitalia hanno sempre avuto un
odio/amore generato da un tradimento originario e dalle tante occasioni mancate che la ex
compagnia di bandiera ha fatto perdere al sistema turistico nazionale, anche successivamente alla
privatizzazione.
Occasioni che per il trasporto aereo siciliano hanno avuto una ricaduta ancora più negativa, l’ultima in ordine di tempo l’inatteso abbandono dall’aeroporto di Trapani. Ma non è il solo, visto che l’ex compagnia di bandiera ha recentemente ottenuto una ricca prebenda di tre miliardi di euro, cavalcando l’emergenza pandemica.
Ieri l’altro abbiamo registrato la forte reazione del presidente di Airgest, Salvatore Ombra, oggi quella dell’assessore al Turismo Manlio Messina mentre da parte nostra abbiamo chiesto a Salvo Zappalà, tour operator incoming e proprietario di strutture ricettive in diverse località della Sicilia, un parere personale che ha espresso senza inutili giri di parole.
Cosa sta succedendo col decreto rilancio per il trasporto aereo italiano?
Il decreto rilancio, agli articoli 198 e 203, costringerebbe le low cost ad applicare i contratti di
lavoro di Alitalia, pena la revoca della licenza. In caso di conversione in legge di questi due articoli, sarebbe un atto di inaudita gravità, contro la libertà d’impresa ma soprattutto arrecherebbe un danno incommensurabile all’intera mobilità del sud del paese.
A questo punto sorge il dubbio che le redini di Alitalia siano nelle mani di un “comitato d’affari”
capace anche di far approvare norme “leonine” pur di tenere in vita la mucca da mungere.
Assistiamo passivamente alla volontà, spero non politica, di questo governo di mantenere in vita un carrozzone che sperpera denaro pubblico. Ogni sforzo delle imprese turistiche del meridione viene vanificato per mano di oscuri manovratori. Queste assurde proposte di legge confermano la volontà di ripristinare il monopolio mai del tutto cessato. Faccio appello alle associazioni di categoria per chiedere l’intervento dell’antitrust e delle forze politiche affinché si eviti questo scempio, e per la quali auspico un indagine delle procure competenti.
Nel contesto europeo, è utile mantenere in vita una compagnia, considerata ancora di
bandiera, pur non essendolo?
So che potrà suonare strano ai non addetti ai lavori o a chi vede nell’Alitalia uno degli ultimi baluardi della nostra italianità ma, con assoluta onestà intellettuale, non posso che augurarmi
l’uscita di scena definitiva della nostra ex compagnia di bandiera che ha dato ormai ampia
dimostrazione di non riuscire a competere, in alcun modo, nel mercato. Del resto siamo europei,
non è più necessario avere una compagnia italiana. Si, ne auspico la definitiva uscita di scena, certo che tutto il comparto del turismo made in Italy non potrà che trarne enorme giovamento.
Quali sarebbero i vantaggi per il turismo italiano?
Quella che finora è stata una politica protezionistica non ha fatto altro che danneggiare i competitor vettori che avrebbero potuto avere più spazio operativo. Il turismo di casa nostra con la scomparsa di Alitalia o l’auspicata incorporazione da parte di Lufthansa o Air France oggi, non farebbe altro che aprire – anzi spalancare – le porte sul mercato italiano delle vacanze nel sud del paese.
Qual è la situazione dei collegamenti per la Sicilia?
Certo è singolare che, in controtendenza rispetto a ciò che avviene nel resto del mondo dove il
numero dei viaggiatori in aereo aumenta vertiginosamente e con esso il volume degli affari, in
Italia il numero di voli per e dalla Sicilia sia assolutamente carente.
Non mi capacito di come, ad esempio, Palma de Maiorca, sette volte più piccola della Sicilia, con
poco più di 800 mila abitanti possa offrire ben 28.000 sedili giornalieri da e per gli aeroporti della Spagna continentale e l’intera Sicilia ne offra per il Nord del paese solo circa 20.000 posti
giornalieri. Il paragone diventa ancora più assurdo se lo rapportiamo alla piccola isola di Malta che realizza le nostre stesse presenze alberghiere.
A mio avviso oggi la Sicilia dovrebbe contare almeno 200 voli giornalieri, a fronte dei 5 milioni di
siciliani e circa 4 milioni di turisti, ne esistono solo poco meno di 60 al giorno.
Come si può risolvere il problema del caro voli?
La tenuta in vita di Alitalia si gioca tutta sul Sud d’Italia e sulla Sicilia, in particolare. La
sopravvivenza di Alitalia, è bene sottolinearlo e ribadirlo a viva voce, pesa su cinque milioni di
siciliani costretti ad una mobilità ridotta a causa delle tariffe incredibilmente alte, un costo
sproporzionato e non sostenibile per chi ha necessità di partire per studio, lavoro o anche per motivi di salute. Figuriamoci per chi vuol fare del turismo.
Pensate, a chi viene da oltre oceano – gli HUB, porte d’ingresso così chiamate nel sistema
aeroportuale dove arrivano i voli intercontinentali ed internazionali prima di essere smistati per le varie coincidenze – Roma e Milano che, tra parentesi, (si fanno una sciocca concorrenza venendo meno alla loro mission), essi finiscono per rappresentare una sorta d’imbuto per il Sud mentre, curiosamente, ci vengono in aiuto Emirates, Turkisk e, prossimamente United Airlines.
La presenza di quest’ultimi vettori rappresenta una minaccia per la sopravvivenza di Alitalia, E’
grazie ad essi che, di fatto, siamo collegati con i più importanti hub mondiali e sono sempre essi che rappresentano una vera e propria boccata d’ossigeno per i siciliani che vogliono uscire
dall’isolamento in cui sono costretti e destinati. Utili, ancor di più, per quel movimento turistico
internazionale che oggi riesce ad arrivare in Sicilia bypassando proprio Roma e Milano. Alitalia
invece li porta fino a Roma o Milano e li lascia lì visto che il prezzo da pagare per scendere al sud
spesso costa di più di quanto pagato per arrivare a Roma o Milano”.
Quale sarebbe lo scenario con l’uscita di scena di Alitalia?
I dipendenti verrebbero assorbiti dai competitors che in assenza di scorrette pratiche protezionistiche potrebbero incrementare notevolmente il traffico da e per l’Italia potendo
riassorbire in pochi mesi tutto il movimento passeggeri e merci.
L’uscita di scena di Alitalia e la liberazione dei relativi slot farebbe aumentare il traffico aereo verso
l’Italia e porterebbe il nostro Paese a potersi confrontare con i suoi due maggiori competitor europei per l’incoming turistico, parlo di Francia e Spagna e questo partendo da un semplicissimo conteggio.
L’italia conta 175 milioni di passeggeri contro i 250 milioni di Spagna e 245 di Francia con un
inspiegabile scarto, quindi, di circa 70 milioni di transiti. proprio quelli che mancano al Sud!
Tutto ciò per colpa della politica protezionistica a favore di Alitalia e a danno dell’intera economia italiana. 70 milioni di transiti a/r vuol dire 35 milioni di passeggeri che, presumendo restino in Italia per circa 3 notti, svilupperebbero con 100 euro di spesa per passeggero al giorno (stima centro studi di Banca Intesa) circa 140 milioni di presenze ovvero cifre di svariati miliardi sottratti all’economia dell’intero territorio. Pertanto, 35 milioni di passeggeri per 3 notti x 100 euro di spesa media totalizziamo 10 miliardi l’anno in mancati introiti. Nei 10 anni di ritardo possiamo affermare che abbiamo rinunciato per colpa della disastrosa politica dei trasporti italiana a circa 100 miliardi di euro, lasciandoli ai nostri competitor di prossimità, quali Francia e Spagna, che non credo abbiano di più di noi in termini di appeal turistico”.
Cosa c’è, quindi, all’orizzonte? Qual è la soluzione migliore per tutti?
Non so se si arriverà mai a mettere la parola fine sulla storia infinita di Alitalia. La speranza, la
mia, almeno, è quella che, anche in considerazione dei recenti tentativi di accordo con Delta o Lufthansa, il governo si decida ad accettare le condizioni poste da questi due potenziali acquirenti.