Dai diritti umani al turismo sostenibile, la sfida vinta da Luisa Zappalà

Se poco più di due anni fa, quando lavorava – sempre affiancata da una scorta addetta alla sua sicurezza – per la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, tra Kosovo e Cambogia, le avessero detto che la sua vita sarebbe cambiata all’improvviso, probabilmente non ci avrebbe creduto.

«Poi – racconta – è arrivata la pandemia da Coronavirus. Ed è cambiato tutto». Parole di Luisa Zappalà, business e development manager per il gruppo Dimsi, che da esperta internazionale di diritti umani è diventata, quasi per uno scherzo del destino, l’albergatrice più ecologista d’Italia. A deciderlo è stato Legambiente che ha premiato la Zappalà nel corso dell’ultimo TTG Travel Experience di Rimini durante l’Oscar dell’Ecoturismo 2021. In particolare come “Miglior struttura ricettiva”, tra gli alberghi che si distinguono per una gestione particolarmente attenta all’ambiente è stato premiato l’Ibis Styles Hotel di Acireale “per – si legge nelle motivazioni – l’impegno profuso nella limitazione degli impatti ambientali della struttura, l’interesse verso il territorio e la collaborazione costante con il circolo locale di Legambiente”.

A parlare sono i numeri e la politica dell’hotel. Tra questi: oltre 400 pannelli fotovoltaici installati che dal 2012 hanno permesso di risparmiare 700 tonnellate di anidride carbonica, 33 pannelli solari capaci di produrre energia, impegno per la raccolta differenziata e il riciclo, eliminazione dei prodotti monouso di plastica e riduzione del consumo di acqua e tanto impegno sul fronte sociale e l’invito ad atteggiamenti responsabili.

Una vera soddisfazione per Luisa, donna di Sicilia che come tanti giovani dieci anni fa aveva deciso di “andare via” dalla sua terra e che tornando a casa ha scelto di prendere in mano l’azienda di famiglia nel momento di maggiore crisi per il mondo alberghiero, sfruttando le sue conoscenze e marcando una nuova linea in nome dell’ecologia, del sociale e – come ha imparato mentre aiutava i migranti a Lampedusa, le donne violentate dai soldati e i bambini africani affamati  – dei diritti di tutti. Persino di quelli che in Sicilia non vogliono lavorare.

Luisa Zappalà, ha dovuto rinunciare a essere la donna che salva gli ultimi nei paesi più poveri e martoriati. Ripartire dalla Sicilia e cercare di “salvare il mondo” con un “Oscar per l’ambiente” per uno degli hotel dove lavora, compensa un po’ il suo, citando Foscolo “spirto guerrier”?

«La verità è che io sono poco incline alle passerelle e ai premi. Voglio quindi parlare al plurale e sostenere che “siamo felici”. Io e i collaboratori della struttura. Un premio vinto in nome della sostenibilità, che nella nostra visione non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Lo dedico ai miei genitori, perché dal 2010 hanno pensato a un albergo capace di osservare le esigenze dell’ambiente»

Non vuole darsi alcun merito?

«Io sono stata capace di andare oltre la sostenibilità ambientale. Ponendo attenzione a tutto ciò che è circostante il mio albergo e che vedo degradato. Ho parlato con l’assessore comunale al turismo di Acireale e con il vescovo, ma anche le associazioni locali. Ho esposto a tutti un progetto di rinascita per il territorio di Acireale. In più stiamo partecipando a progetti legati al nuovo turismo, esperienze in 3D, il recupero delle aree storiche in degrado come le Terme di Santa Venere al pozzo. Con il Comune stiamo poi sviluppando un progetto per garantire un lavoro ai neet, i giovani che non studiano e non lavorano, che spero si trasformerà anche in un progetto di inserimento al mondo dei mestieri per gli immigrati, che sono gli svantaggiati tra gli svantaggiati».

Costruire un albergo “verde”, quanto incide negativamente sul bilancio?

«È un guadagno a lungo temine. Molto lungo. Ci sono degli investimenti iniziali che non recupererai subito. Ma questo me lo hanno insegnato i miei genitori. Oggi però è più facile. Il governo incentiva la rivoluzione green e bisogna cavalcare l’onda. Non in tanti lo sanno, ma ci sono un sacco di bandi, forse troppi, a cui si può partecipare e io semplicemente li studio, partecipo e ottengo così i finanziamenti necessari»

I turisti apprezzano questo modello green di struttura ricettiva?

«Gli stranieri sì. L’italiano ancora non è pronto. Per esempio noi invitiamo il cliente, se non c’è un motivo specifico e in nome dell’ambiente, a non chiedere di cambiare le lenzuola del letto, ma anche gli asciugamani quotidianamente. I turisti di tutto il mondo sono d’accordo e premiano questa scelta. Gli italiani no. Il Covid poi, che ci costringe a utilizzare prodotti monouso, per esempio le tazzine, da questo punto di vista non ci ha aiutato».

Quando ha scelto di fare questo mestiere?

«Sono nuovissima del settore. Ho studiato Giurisprudenza. Ho lavorato nei paesi del “terzo mondo”. Mi occupavo di crimini di guerra e diritti umani per l’Onu. Con la pandemia sono tornata ad Acireale. I miei genitori hanno quattro strutture alberghiere in Sicilia e ho scelto di entrare in azienda. In questi mesi, oltre all’Oscar di Legambiente siamo stati premiati dalla applicazione “To good to go” e siamo diventati un caso di studio per avere salvato tantissimo cibo tramite gli hotel Ibis President e l’ ibis Styles Palermo Cristal».

Che consigli vuole dare ai suoi colleghi?

«Sicuramente di guardare agli incentivi governativi e alla rivoluzione green. Studiare le possibilità offerte dal “Piano nazionale di resilienza”. E poi fare diventare l’educazione ambientale una missione».

Quale il suo prossimo passo da albergatrice green?

«I patti di collaborazione, ovvero le iniziative dei privati che si prendono cura degli spazi. E per riuscirci sto già parlando con il Fai e con il Touring club. Non guardo solo ad Acireale, dove vivo, ma anche a Isola delle Femmine, dove gestiamo l’hotel Saracen. Lì c’è un mare bellissimo che si potrebbe paragonare ai Caraibi, ma la gente sembra non considerarlo. Per questo bisogna fare un lungo lavoro sul territorio. Ci vorrà tempo e dialogo».

C’è speranza per un turismo migliore in Sicilia?

«La speranza sono le nuove generazioni. Noi che abbiamo studiato e che abbiamo viaggiato. Io tornando dopo dieci anni ho rivisto tutto come lo avevo lasciato e mi sono ribellata. È tempo di fare scattare la molla del cambiamento».

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