Luoghi in cui il tempo sembra essersi cristallizzato. È questa la sensazione che si ha quando si entra a Borgo Borzellino e a Borgo Schirò. Sono due dei borghi realizzati in varie zone della Sicilia durante l’epoca fascista per favorire la colonizzazione del latifondo permettendo ai contadini di vivere vicino alle terre da coltivare evitando l’emigrazione e il conseguente abbandono dei campi.
I due borghi si trovano in provincia di Palermo, nel territorio monrealese, anche se Borgo Schirò è molto vicino al Comune di Corleone.
Nonostante siano completamente in stato di abbandono e fatiscenti, con tetti a cielo aperto e pavimentazioni sprofondate, le due piccole realtà conservano ancora il fascino di un’epoca passata e di una vita prettamente rurale. Queste caratteristiche li rendono meta di quello che viene definito ‘Dark Tourism’ che vive di luoghi al limite, taboo, per viaggiatori a caccia di emozioni forti e storie da raccontare.
Borgo Schirò, che prende il suo nome dal bersagliere di etnia albanese Giacomo Schirò, offre al visitatore un’immagine chiara di come doveva essere la vira a quei tempi presentando ancora tracce visibili delle strutture originarie come la scuola, il negozio di alimentari, il salone, l’ambulatorio medico e il laboratorio antimalarico, gli alloggi e la chiesa (in funzione fino agli anni 2000). Passeggiare nella grande piazza centrale, totalmente in solitudine e avvolti da un silenzio spettrale, trasmette sensazioni uniche e surreali, un misto tra ansia e curiosità. Ci si ritrova completamente soli a vagare per una mini città, tra i bagni di quella che un tempo era una scuola e i corridoi della sede del Municipio. Il borgo ebbe il suo momento di splendore tra gli anni ’50 e ’60 ma dagli anni ’70 in poi iniziò a spopolarsi fino a restare completamente abbandonato e diventando una ‘Ghost Town’.
Stessa sorte per Borgo Borzellino, visibile dalla Palermo –Sciacca, vicinissimo a San Cipirello, che presenta ancora una torre Littoria e una chiesa neo Francescana ed è caratterizzato da un ‘foro a portici’. La sua edificazione fu interrotta nel 1945, a seguito dello sbarco degli alleati e della caduta del regime fascista, quindi risulta più piccolo rispetto a Borgo Schirò, ma non per questo meno ricco di fascino e suggestioni.
Entrambi i luoghi, sebbene la Regione abbia stanziato dei fondi per il recupero in chiave turistica, versano totalmente in stato di degrado, con molti edifici trasformati in stalle, pieni di spazzatura, o teatro di partite di ‘softair’ (attività ricreative che simulano azioni militari).