Protesta da Catania a Messina contro i tagli attuati da Trenitalia sui convogli a lunga percorrenza dal Sud verso il centro-Nord e viceversa. Nella città dello Stretto sono scesi in piazza gli ex lavoratori della Servirail, la società che gestiva i servizi sui treni notturni. Dopo i tagli di Rfi, i lavoratori che si occupavano dei servizi cuccette sono stati licenziati. Solo a Messina hanno perso il lavoro 82 persone.
Tagli che Giosuè Malaponti, coordinatore Comitato Pendolari Siciliani, definisce "inaccettabili" in un commento inviato a sicilia.travelnostop.com. "Di smantellamento delle ferrovie siciliane si è iniziato a parlare dopo i vari assetti societari nell'anno 2000 di Trenitalia e nell'anno 2001 di Rete Ferroviaria Italiana. Nel corso di questo decennio sono state chiuse tutte le piccole stazioni ed in seguito smantellati i servizi nelle stazioni di Messina, Catania, Siracusa, per centralizzare tutto su Palermo. Che questa sia stata una scelta aziendale nulla da obiettare; ma che qualcuno abbia deciso che le ferrovie ed il trasporto ferroviario in Sicilia debba scomparire, questo è davvero inaccettabile. A questo punto occorre una azione mirata della politica non solo presso i vertici delle Ferrovie dello Stato, ma soprattutto sul proprietario unico del gruppo che è il ministero del Tesoro. E' il momento in cui tutta la politica siciliana riconosca il proprio mea culpa e cerchi di recuperare le posizioni perdute in tutti questi anni, per garantire quella "continuità territoriale" e quel "servizio pubblico" ferroviario che ci ‘spetta di diritto' e che deve essere tutelato come previsto dagli agli artt. 3 e 16 della Costituzione".
Alla protesta contro i tagli si unsice anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. "Sabato scorso – sottolinea – alla delegazione del governo regionale che si è incontrata con il ministro per i Trasporti, Corrado Passera, è stato garantito che si sarebbero ridiscussi questi provvedimenti sui tagli. Chiedo formalmente che si insedi il tavolo affinché venga posto immediato rimedio alle pesanti ripercussioni causate da questa decisione, a partire dalla perdita immediata di 85 posti di lavoro, solo in Sicilia. E' un provvedimento che riteniamo iniquo e, pertanto, chiediamo che venga ritirato. Dall'altro canto – continua – noi destiniamo centinaia di milioni di euro di risorse per accelerare i tempi di percorrenza della tratta Catania-Palermo, ma sappiamo da Rfi che ci vorrebbero 14 anni per realizzarla. Tra 14 anni se ne parlerebbe, ammesso che si cominciasse domani mattina, e intanto oggi, ancora una volta, la Sicilia viene penalizzata. Una volta per tutte – conclude – la si smetta e si dia un segno di discontinuità nel governo delle Ferrovie di questo Paese".