È un mercato a macchia di leopardo e tutto concentrato sulla costa quello delle compravendite nelle zone turistiche della Sicilia. Così il Sole 24 ore analizza la situazione nella maggiore isola italiana. Secondo Tecnocasa, si registra un calo generale dei prezzi del 2,6% che è stato più importante in provincia di Messina (-9,1%) mentre la provincia di Palermo ha messo a segno un -2,4% e quella di Trapani -1,5%.
“Da un lato, il mercato è vivace nell’area di Taormina e Cefalù – ha spiegato Calogero Curcio, area manager del Gruppo Tecnocasa per la Sicilia – e c’è una fascia di domanda italiana che non ha risentito della crisi economica, ma del lockdown, e quindi vuole acquistare. Dall’altro, c’è una quota di siciliani, nella parte orientale, che sta mettendo in vendita le proprietà per esigenze di liquidità. L’area occidentale – Palermo e Trapani – attrae più acquirenti stranieri, soprattutto tedeschi e scandinavi”. L’entroterra, invece, che può vantare borghi suggestivi a pochi chilometri dal mare e prezzi dimezzati al mq rispetto ai litorali, non decolla per assenza di infrastrutture.
“Inoltre, poichè in Sicilia i prezzi al mq, al di fuori di poche note località, sono relativamente contenuti – ha aggiunto Daniele Barca, franchising manager area Sicilia per Gabetti-Grimaldi – si prediligono i tagli grandi. Dal trilocale in su. Cucine grandi, terrazzi, più stanze, spazio esterno, appezzamento di terreno per orto o vigna”. E poi, secondo Barca, “la destagionalizzazione è legata all’offerta locale, e quindi campi da golf o infrastrutture viarie. Ecco perchè crescono le zone di Sciacca, la Val di Noto, Marina di Ragusa”.