"In tutta la Sicilia partiranno col piede giusto tre o quattro distretti turistici, gli alti seguiranno a ruota. Impareranno e capiranno. Le condizioni per fare bene ci sono, eccome". Lo ha detto Marco Salerno, direttore generale del Dipartimento e regionale del Turismo, intervenendo al convegno "Fare turismo in Sicilia" che si è svolto venerdì scorso nell'aula magna del Dipartimento di Scienze politiche a Catania, organizzato da Ires e Filcams Cgil.
"L'idea di costruire un distretto turistico come luogo di programmazione, in un'area ben definita, cui partecipano pubblico e privato, in questo momento è la soluzione migliore – ha aggiunto Salerno – bisogna chiamare alle proprie responsabilità tutti i protagonisti del territorio stesso e chiedere loro i singoli progetti esecutivi per lo sviluppo".
Tuccio Cutugno, presidente Ires Catania, ha sciorinato un po' di dati sui flussi turistici che sembrano indicare, in apparente controtendenza, una crescita moderata ma costante.
"Ancora nel primo trimestre del 2012 – ha sottolineato Cutugno – in Sicilia si registra un aumento del 4,6% delle presenze e del 2,4% degli arrivi con un andamento fortemente differenziato nei diversi territori. A Catania le presenze sono cresciute solo del 3,7% e gli arrivi dell'1,6%. Nel corso degli ultimi 15 anni, secondo i dati del centro studi dell'Unicredit, in Sicilia il numero degli esercizi alberghieri è cresciuto del 60% circa, senza contare gli esercizi extralberghieri, e di oltre il 70% quello dei posti letto. Nel 2010 gli arrivi turistici hanno superato 4 milioni di persone, con un totale di presenze di quasi 14 milioni di unità. Dopo la flessione del 2009, i dati degli anni successivi dunque segnalano incrementi sia negli arrivi che nelle presenze e le entrate valutarie hanno superato il miliardo di euro".
Ma perché allora il comparto che potrebbe contribuire a sostenere la ripresa dello sviluppo locale, non solo non decolla veramente, ma rischia di essere un'altra delle occasioni mancate ? Per segretario generale della Filcams Cgil Franco Martini, più semplicemente, è un problema culturale che investe tutto il territorio italiano: "Manca la convinzione di fondo. Non siamo ancora sufficientemente convinti che il turismo possa essere la principale risorsa del nostro Paese. Si dice che dovremmo tenere testa alla Germania. Ma non ci chiediamo se sia meglio farlo sul fronte del mercato delle auto o su quello delle grandi risorse che la nostra storia e la natura stessa ci hanno regalato".