venerdì, 19 Aprile 2024

Sicilia piena di tesori, ma i monumenti da soli non bastano

Secondo uno studio della Fondazione Res ancora troppe debolezze per una vera valorizzazione dei siti

Perché Ravenna ogni anno fa 3 milioni di turisti, 10 volte più di quelli che riesce ad attrarre Agrigento? E perché gli alberghi di Catania hanno un tasso di occupazione del 40%, ovvero la metà di quelli di Pisa? Tutta colpa di una certa politica, comunicazione ferma all'anno zero, immaturità dell'imprenditoria, incapacità di programmare eventi.
E' quello che sostengono Paola Casavola e Carlo Trigilia, ricercatori della Fondazione Res nel rapporto "La nuova occasione – Città e risorse locali in Sicilia e nel Mezzogiorno" in cui analizzano la performance delle città con riferimento al loro potenziale specifico, derivante dalle risorse locali disponibili, attraverso gli indicatori di dotazione e attivazione che costituiscono un primo tentativo di misurare con più precisione le risorse locali e il loro impiego.
Al top, per dotazione di beni culturali, ci sono Roma, Firenze e Venezia e subito dietro un gruppo di 12 città di cui ben 5 siciliane (Siracusa, Palermo, Catania, Ragusa, Agrigento). Ed è proprio su queste 5 che si focalizza l'attenzione dei due ricercatori. Siracusa, Ragusa e Agrigento registrano valori maggiori in termini di attivazione rispetto a Palermo e Catania. Ma il capoluogo etneo, dove le presenze sono in aumento come a Siracusa e Ragusa, appare più dinamico rispetto a Palermo dove "la situazione è più critica".
La ricerca fa quindi un parallelo tra Siracusa e Agrigento dove le presenze seguono un trend diverso: nella prima nell'ultimo decennio sono in aumento (da 500 mila a 700 mila) mentre nella città dei templi sono in calo da 400 mila a 300 mila.
Ma cosa hanno in più Pisa e Ravenna rispetto alle città dell'Isola? Pisa ha saputo ampliare il proprio ventaglio di attrattive turistiche che oggi non si limita solo alla Torre anche grazie agli operatori che hanno sostenuto gli eventi tenutisi in città. Ravenna invece ha saputo sfruttare al meglio l'accoppiata turismo culturale + turismo balneare, come dovrebbe fare Catania.
Decisivi non risultano certo l'accessibilità (Palermo e Catania hanno porti e aeroporti ma il livello di attivazione dei loro beni è minore di quelli presenti nelle irraggiungibili Ragusa e Agrigento) né gli investimenti dei privati. Piuttosto sembrano giovare le ‘politiche sovralocali', soprattutto quelle legate ai programmi di riqualificazione urbana (Ibla a Ragusa e Ortigia a Siracusa). In conclusione, secondo lo studio, "ciò che distingue non è la qualità intrinseca dell'offerta ma la capacità di pubblico e privato di cooperare in strategie attive di valorizzazione delle risorse".

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