Ci sono anche Catania e Taormina tra le mete predilette dal turismo glbt (Gay, lesbian, bisex e transgender) in Italia. E' quanto emerge da una ricerca presentata all'Expo Turismo Gay di Bergamo, la prima fiera nazionale del settore, organizzata nell'ambito di No Frills, che mette in classifica tra le mete più gay friendly con le due siciliane anche Viareggio con Torre del Lago, Gallipoli e Padova. Un segmento, quello del turismo gay, che rappresenta ormai il 7% del fatturato nazionale annuo.
"Il settore turistico – ha affermato Alessandro Cecchi Paone, testimonial di Quiiky (maggiore operatore italiano per il turismo Glbt) – pensa di potersi reggere solo sulle spiagge affollate d'estate e le città d'arte nei ponti di festa, invece ha bisogno di diversificazione e destagionalizzazione. Il turismo potrebbe arrivare a rappresentare il 30% del Pil in Italia, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale". E allora, ecco il ruolo-chiave del turismo gay, come in realtà potrebbe esserlo anche quello di altri settori di nicchia, per esempio quello dei viaggi per un target senior. "Ma la mentalità italiana paga pregiudizi e arretratezze religiose e culturali. In un paese in cui pur di ottenere vantaggi di qualsiasi tipo si è disposti a tutto, di fronte al fiume di denaro che potrebbe portare il turismo gay invece ci si arrende ai condizionamenti cattolici. Perché i viaggiatori lgbt non solo sono redditizi in sé, ma sono anche un perfetto volano per attrarre i giovani in generale". Lo dimostrano realtà come Mykonos e Ibiza, un tempo mete solo omosessuali, ora piene di ragazzi. Perché "i gay sono trendsetter, amano le cose belle, hanno buon gusto. Trattarli bene diventa così un doppio vantaggio. Il nostro turismo è invece un turismo che guarda al passato" ha concluso Cecchi Paone.