Per la prima volta un tribunale – la Corte federale dell’Arizona – ha vietato l’utilizzo da parte di terzi dei domini uffizi.com, uffizi.net, uffizigallery.com, uffizigallery.net, uffizigallery.org e altri simili. Per il museo fiorentino si tratta di “una storica vittoria giudiziaria delle Gallerie degli Uffizi contro il bagarinaggio online” contro l’uso di siti finora sfruttati per vendere biglietti del museo a prezzi maggiorati, usando il nome Uffizi per ingannare i visitatori. Ora potranno essere utilizzati solo ed esclusivamente dagli Uffizi, unico titolare e presente in rete col sito ufficiale uffizi.it.
“Vittoria storica non solo per Uffizi, per il Mibact, ma anche per la dignità dei cittadini onesti – commenta il direttore Eike Schmidt – Abbiamo assestato un colpo devastante contro i vampiri della Rete che per anni, come parassiti, hanno illegalmente e in malafede sfruttato il nostro patrimonio e la nostra immagine. Ma non solo: questi siti pirata hanno tratto in inganno visitatori di tutto il mondo”.
Dietro il fenomeno del bagarinaggio online girano somme enormi, guadagni sottratti alla collettività – la vendita dei biglietti è linfa vitale per il sistema museale italiano – che vanno a finire nelle tasche dei ‘furbi del web’. La battaglia legale è stata tra il museo fiorentino e la società BoxNic Anstalt, che in Arizona aveva registrato numerosi domini contenenti il nome degli Uffizi. La società li ha utilizzati per anni, pare fin dal 1998, a proprio esclusivo profitto, esercitando di fatto un’attività di secondary ticketing a danno della Galleria e della sua reputazione. Ma la Corte Federale dell’Arizona ha dichiarato il “superiore diritto del museo” italiano rispetto alla società ad usare nome, marchio e logo degli Uffizi.
La corte dell’Arizona ha quindi giudicato la società colpevole di cybersquatting (occupazione abusiva di spazio informatico), trademark infringement and dilution (violazione e sfruttamento del marchio identitario e commerciale) e unfair competition (concorrenza sleale). La sentenza ha dunque imposto a BoxNic il divieto di usare sia il nome sia il logo degli Uffizi (anche in versioni simili), nonché di autorizzare altri a farlo, obbligandola a trasferire agli Uffizi stessi, entro 15 giorni, la registrazione dei domini dei quali si era appropriata.