Clima, su alpi sci a bassa quota sempre più a rischio

Nuove strategie per le località montane sotto i 1600 metri

I mutamenti climatici e le difficoltà di utilizzare gli impianti di innevamento artificiale a quote inferiori ai 1.600 metri sono le cause principali che provocheranno la riduzione del “domaine skiable” dell’arco alpino. E’ il risultato emerso da uno studio commissariato dalla regione Valle d’Aosta e realizzato dal presidente della Società meteorologica italiana Luca Mercalli. “Le Alpi – ha spiegato Mercalli, a margine della presentazione dello studio – sono destinate ad avere un innevamento diverso nei prossimi decenni: gli inverni saranno più miti e la primavera arriverà sempre più presto. Condizioni che produrranno una neve meno ottimale per la pratica dello sci”. “Il rischio – ha aggiunto – è di un innevamento di tipo appenninico, ma soprattutto di una riduzione del domaine skiable alpino. Saranno privilegiate, in tal senso, le stazioni sciistiche sopra i 2.000 metri di quota”. Per Mercalli “l’importante è gestire le scelte future davanti a tale scenario, sempre pieno di sfaccettature, non bisogna girare la testa dall’ altra parte ma, senza fare catastrofismi, vigilare e cominciare ad esplorare nuove strade”. Il messaggio, rivolto alle stazioni ‘a rischio’, è di “creare delle alternative alla monocultura dello sci, investendo su altre risorse del territorio montano come cultura, agriturismo, escursionismo, equitazione”.Lo studio pone anche dei dubbi sull’ efficacia dell’ innevamento artificiale alle basse quote: “Se si considerano i costi economici nonché quelli ambientali – si legge nella ricerca – la strategia appare poco sostenibile a media-lunga scadenza. Nei comprensori dove già esistono – ha precisato Mercalli – è giusto portarli avanti finché si può, mentre dove non ci sono è sconsigliato installarli in questo momento storico”.

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