Il Casinò de la Vallée di Saint-Vincent rischia il fallimento. È l’effetto di una sentenza della Corte di Appello di Torino, presieduta dal giudice Renata Silva, che – accogliendo il ricorso di due creditori – ha disposto la revoca dell’omologa del concordato preventivo, concesso dal Tribunale di Aosta il 22 ottobre scorso per sanare la grave crisi economico-finanziaria della casa da gioco valdostana. “Questa Corte ritiene che il decreto di omologa sia invalido – si legge nella sentenza – in quanto fondato su un precedente provvedimento di concessione dei termini per la presentazione del concordato pieno, emesso fuori dei casi previsti dalla legge”.
Per il Casinò è una doccia fredda che può pregiudicare il salvataggio l’azienda. Sulla società – di proprietà della Regione Valle d’Aosta al 99,9% – pesa un’istanza di fallimento depositata nel novembre 2018 dalla Procura di Aosta e all’epoca motivata “dalla grave insolvenza, dalla situazione debitoria, dalle linee di credito sostanzialmente chiuse”.
Il paradosso è che la spa dopo la pesante ‘ristrutturazione’ prevista dal concordato ha chiuso il bilancio 2019 con un utile di 13,5 milioni di euro. La spa annuncia quindi che deciderà il da farsi, tenendo conto “del fatto che la società risanata sta producendo risultati più che soddisfacenti e che il piano industriale e la proposta concordataria sono stati già per buona parte eseguiti”.
A presentare ‘reclamo’ contro l’omologa sono state due società, la Elle Claims (gruppo Lefebvre) e la Valcolor. Gli altri creditori (il 90%) hanno invece aderito al concordato: la proposta prevede un rimborso del 78% delle somme dovute ai creditori chirografari e del 100% a quelli privilegiati, per un rimborso di 68,8 milioni sugli 81 complessivi di debito. Ma, visto il trend positivo del casinò, non si esclude che il rimborso arrivi al 100%. Adesso la decisione è rimessa nelle mani dei giudici di Aosta. Nel caso (probabile) che venga fatto ricorso in Cassazione, è prevista la sospensione della revoca del concordato. Altrimenti il Tribunale dovrà valutare se la situazione finanziaria “attuale” può giustificare il fallimento della società. Ipotesi che, con i conti odierni, sembra abbastanza remota.