martedì, 23 Aprile 2024

A Venezia arrivi dimezzati rispetto a estate 2019, ora si attende ritorno americani

Venezia è stata particolarmente colpita dal periodo di pandemia e rispetto alla ripresa generale nelle località costiere e di montagna, nella città lagunare l’economica legata al turismo ha stentato a decollare. Così Confesercenti ha inquadrato la situazione in laguna, che risente in modo particolare l’assenza dei flussi da Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna. Se è vero che gli arrivi della stagione turistica (maggio-agosto) hanno registrato un +63% rispetto all’anno scorso, rispetto al 2019 il dato parla di un effettivo dimezzamento dei turisti (-50%). L’incremento ha riguardato il turismo più ‘mordi e fuggi’, con le presenze che sono cresciute in maniera non proporzionale, fermandosi ad un aumento del +39%.
“Confidiamo che gli effetti della campagna vaccinale, che già si sono visti in altre località turistiche, abbiano una ricaduta positiva anche a Venezia nei prossimi mesi – ha commentato il direttore della Confesercenti metropolitana Venezia-Rovigo, Maurizio Franceschi – Guardiamo con molto ottimismo ai mesi a venire e soprattutto al 2022. Soprattutto con il prossimo ritorno del mercato americano in città, ci auguriamo di ritornare sui livelli pre-Covid”.
Pubblici esercizi e commercio, attività ricettive e servizi di noleggio di Venezia, anima del turismo, nei primi otto mesi del 2021 hanno subito un calo di fatturato del 65% rispetto al 2019, registrando una perdita di volume d’affari di 916 milioni di euro. “Secondo le nostre stime, – ha commentato Maurizio Franceschi – ci sono circa 15mila posti di lavoro a rischio fino alla fine dell’anno”. Il motivo risiede nell’esaurimento progressivo degli ammortizzatori sociali per le aziende, che coprivano in parte gli stipendi per i lavoratori dipendenti.
“Le aziende, così, – aggiunge Franceschi – avranno pesi difficili da sostenere”, visto anche il crollo dell’81% dei fatturati rispetto al periodo pre-Covid. Per il coordinatore del centro storico, Emiliano Biraku, “il 53% delle persone a rischio è personale qualificato, con più di 5 anni di anzianità”, che porterebbe ad una perdita di competenza e a danni non insignificanti in termini di professionalità. A patire le conseguenze peggiori sarebbe in particolar modo il lavoro femminile, che costituisce il 70% dei lavoratori collegati al turismo in città storica.
E si torna anche a parlare di tornelli. “Da qualche parte bisogna pur partire”, dice Maurizio Franceschi, però, “bisogna già pensare a quello che si potrebbe fare dopo, si tratta di una soluzione che non può che essere provvisoria – ha aggiunto – In questo modo si aprirebbe una fase sperimentale, nella quale pensare alla miglior gestione digitale possibile degli accessi. In definitiva, i tornelli non sono la soluzione, ma un punto di partenza per ripensare gli ingressi a Venezia.  Allo stesso tempo, secondo Confesercenti urge un investimento per favorire la residenzialità. “È fondamentale investire su social housing e abitazioni sfitte, – ha continuato Franceschi – tutti devono poter vivere in città, non solo i più ricchi. Benefici ci sarebbero a caduta anche sul tessuto economico e nei servizi al cittadino, che negli ultimi anni sono sopperiti a favore di quelli per turisti”.

News Correlate