giovedì, 19 Dicembre 2024

Fiavet Emilia Romagna, il no alla tassa di soggiorno a Rimini

Montanari lancia appello affinché si adotti un’altra soluzione

"Si è conclusa la stagione turistica più avvilente degli ultimi decenni. Un'estate che nella sua prima parte (giugno e luglio) ha fatto registrare un decremento che sfiorava il 25%, o agli affittuari che al termine della stagione sono in grossa difficoltà a pagare i canoni di locazione, per non parlare degli imprenditori decisi a chiudere per sempre le proprie attività lasciando a casa dipendenti fissi e lavoratori stagionali". Sono le parole di Giovannino Montanari, presidente Fiavet Provincia di Rimini e RSM e vicepresidente Fiavet Emilia-Romagna/Marche.
"Ed è in questa situazione – continua Montanari – che riemerge un odioso balzello del passato, da applicare nel territorio di Rimini, dall' 1 ottobre: la tassa di soggiorno, da far pagare a chi metterà piede in città e in qualsiasi struttura alberghiera o extralberghiera. Ora anche a Rimini gli ospiti dovranno pagare qualcosa per assicurarsi il privilegio di trascorrervi qualche giornata. Tutto ciò – sottolinea – mentre il ministro del Turismo, Piero Gnudi, punta ad approvare entro fine anno il Piano strategico per il turismo, per tornare a essere il primo paese in Europa e mentre Bernabò Bocca, presidente nazionale Federalberghi, si accinge ad inviare a tutti i segretari dei partiti politici 'Venti linee di intervento' articolate in più di 60 misure indispensabili, e tra queste l'abolizione della tassa di soggiorno.  La Fiavet – aggiunge Montanari –  fin dall'inizio, ha sostenuto la necessità di non appesantire ulteriormente un settore in netta difficoltà. Dobbiamo far capire alla società riminese che il turismo rappresenta per la città una ricchezza collettiva, economica e culturale, unica e straordinaria, che l'intera comunità deve sostenere e difendere. In questa situazione – conclude –  penalizzare gli operatori e gli ospiti significa sconfessare nei fatti tanti proclami in suo favore, incoraggiando coloro che vedono nei protagonisti di questa attività 'una banda di evasori', negando che la ricchezza prodotta si distribuisca da sempre su tutti". 

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