sabato, 27 Aprile 2024

Tassa soggiorno, a Rimini il no fermo della Fiavet

Montanari: ennesimo passo falso nelle vicende del nostro turismo

“È davvero sorprendente l’appello lanciato da Cgil, Cisl e Uil di Rimini sulla tassa di soggiorno". Lo dice Giovannino Montanari, presidente Fiavet Rimini. "A fronte di una situazione che, nel nostro turismo, non è mai stata così negativa, i sindacati chiedono al Comune di Rimini di reintrodurre la tassa di soggiorno: una tassa abolita nel 1989. Forse non rientra nella loro sensibilità preoccuparsi del calo delle prenotazioni per la prossima stagione: c'è una crisi economica in tutto il Paese, è aumentata a dismisura la concorrenza nazionale ed internazionale, le nostre località balneari, ed in particolare Rimini, non sembrano capaci di rinnovarsi; non solo, molte strutture alberghiere non hanno più margini di redditività, né tanto meno la capacità di investimento a favore dei necessari aggiornamenti. Non parliamo poi delle rete commerciale o degli affittuari delle strutture ricettive perennemente indecisi se continuare o meno. Il clima di disagio – continua – dell'intera economia turistica del nostro territorio può essere ignorato soltanto da chi pensa che il livello di vita e di benessere, finora conseguito, sia piovuto dal cielo. Noi crediamo che il turismo sia la risorsa strategica fondamentale. E non solo a livello economico. Sul piano della cultura dell'ospitalità e sul ruolo internazionale Rimini ha costruito la sua storia. Ma ora, stando a certi atteggiamenti che gettano discredito sulle varie categorie di operatori si torna a mettere in discussione la vocazione più autentica della nostra comunità. Basterebbe conoscere un po' la storia della tassa di soggiorno per capire come una sua eventuale reintroduzione possa rappresentare l'ennesimo passo falso nelle vicende del nostro turismo. Rischierebbe di segnare la fine di un rapporto proficuo di collaborazione fra operatori turistici e amministratori locali. Sul piano prettamente economico, non ci sono dubbi, diventeremo meno competitivi e meno interessati a far sopravvivere imprese che vedono costantemente ridursi il numero degli arrivi e delle giornate di permanenza. Qualora, poi, fossero davvero gli ospiti a dovere pagare questa tassa, cosa ne pensa il sindacato di questo nuovo balzello a carico degli operai, dei pensionati, e degli impiegati, in vacanza da noi? Se si vuole rilanciare lo sviluppo economico del nostro Paese e del nostro territorio è indispensabile abbandonare la demagogia ed iniziare a collaborare seriamente. È più responsabile cercare, soprattutto in questa fase, di favore la piccola impresa turistica – conclude Motanari – o chiedere che venga ulteriormente penalizzata con una tassazione assurda? Dal rilancio economico e politico della nostra industria dell'ospitalità tutta la collettività, tutte le componenti, anche quelle in apparenza più distanti, ne trarranno vantaggi. La nostra storia è lì a dimostrarlo”.

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