giovedì, 18 Luglio 2024

Tassa soggiorno, i romani dicono sì

Ma Federalberghi Roma è pronta a fare ricorso sulla costituzionalità della legge

Crea divisioni la tassa di soggiorno per i turisti suggerita dalla finanziaria del governo Berlusconi per Roma. Gianni Alemanno, sindaco della capitale, ha annunciato che, secondo un sondaggio, il 54% dei romani è favorevole all' introduzione del balzello. Di differente opinione le associazioni di categoria e gli operatori del settore che propongono vie alternative al ‘dazio'. "Soluzioni alternative ci sono basta trovarle. Se poi si continuerà in questa direzione siamo pronti a fare ricorsi sulla costituzionalità di questa legge – ha detto Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma – c'é gente che viene a Roma per lavoro o per motivi di salute e trovo ingiusto che debbano essere tassati. Qualsiasi tassa verrà messa sul turismo, chiederò l'aggio di riscossione come ad esempio avviene per i tabacchi. Sia ben chiaro". Sulla stessa onda anche Andrea Costanzo, presidente di Fiavet Lazio. "Noi chiedevamo di ridurre l'iva sui pacchetti turistici ed ora ci troviamo qua a discutere di tasse sul turismo – ha detto Costanzo – tassare i servizi turistici, quali tour per la capitale e musei, potrebbe essere una via d'uscita". D'accordo anche Confesercenti Roma il cui vicepresidente Mauro Pica Villa ha prima lanciato l'idea di aumentare i prezzi dei bus turistici. "Il turista, una volta arrivato a Roma, per visitare il Colosseo spende 9 euro mentre ne paga 13 euro per la Tour Eiffel, 20 euro per la Torre di Londra, 12 euro per la Sagrada Familia e 19 per i Musei vaticani. Dobbiamo creare un contributo per i servizi turistici e non la tassa sul soggiorno".
Alemanno ha ribadito che "é doveroso che i turisti contribuiscano a pagare i servizi e gli interventi" precisando che prima di qualsiasi decisione si aprirà un tavolo di confronto con le categorie. Nonostante alcuni pareri negativi, come quello di Alessandro Vannini, presidente della commissione capitolina Turismo, che lo ha definito "inutile e dannoso per l'immagine di Roma", il sindaco tira dritto dicendo che gli "interessi degli operatori non possono prevalere su quello della città".

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