La Federazione Nazionale F.A.R.E. a sostegno delle oltre 4.000 case vacanza del territorio gardesano che da qualche mese stanno subendo, a suon di regolamenti comunali alquanto discutibili, attacchi dai loro sindaci.
“Il primo Comune a scendere in campo contro le Case Vacanza è stato quello di Limone del Garda che, nel 2021, aveva modificato il proprio Regolamento imponendo alle strutture degli adeguamenti a favore dei viaggiatori con disabilità di difficie attuazione data anche la caratteristica territoriale e del centro storico della località stessa – spiega il presidente F.A.R.E. Delia di Maio – tanto che alcune associazioni lombarde aderenti alla nostra Federazione avevano presentato e vinto il ricorso al Tar e la nostra delegazione F.A.R.E. Lombardia aveva informato l’assessorato al Turismo di quanto stava accadendo proprio in quel Comune”.
“Ma tutto questo non è bastato e poche settimane fa un altro rinomato comune gardesano, Sirmione, ha modificato il proprio regolamento – continua Di Maio – imponendo alle strutture che operano in forma imprenditoriale di avere la presenza di un numero minimo di alloggi pensati per le persone disabili in termini di ‘visitabilità’ (art. 4) e la disponibilità di spazi di sosta per i veicoli degli ospiti in numero adeguato rispetto agli alloggi offerti (art. 5). Questi nuovi criteri, data la particolarità e la conformazione del territorio e degli immobili, sono un grave ostacolo per le attività ricettive extralberghiere ed ancora una volta, così come sta accadendo in altre città più grandi, sembrano voler avvantaggiare la categoria degli alberghi”.
“Faremo presente all’Assessorato Regionale quello che sta accadendo a Sirmione, ma temiamo di non aver alcun riscontro dal momento che l’assessore regionale al Turismo della Lombardia è una albergatrice – prosegue Di Maio – e, siccome costruire nuovi alberghi oggi è sicuramente più difficile, appare evidente che gli albergatori preferiscono una sorta di “numero chiuso” di turisti nelle loro località piuttosto che ammodernare e ristrutturare le loro attività a favore dei nuovi tipi di turismo (low e non low cost). Il costo non è il solo criterio per la scelta dei viaggiatori: la privacy, l’indipendenza e, non ultimo, quello sanitario sono diventati aspetti fondamentali e preponderanti nella scelta finale”.
“Nel 2021, i dati dichiarati per l’imposta di soggiorno (1.139.768,20 euro) fanno comprendere quanto questo territorio unico al mondo sia meta ogni anno di un elevatissimo numero di turisti – conclude il Presidente F.A.R.E. – e continuare a porre dei limiti alle attività extralberghiere non significa aumentare le presenze negli hotel quanto piuttosto dirottare chi non trova la forma di alloggio che sta cercando verso altre località. Quanto espresso ultimamente dal Garante della Concorrenza dovrebbe essere preso seriamente in considerazione non solo per le grandi città ma anche per le tante località italiane che vivono di Turismo”.