Ogni anno in Italia ogni anno vengono organizzate oltre 30mila sagre per circa 250mila giornate di attività ed un fatturato di 700 milioni di euro con una media di 4 sagre per ogni comune.
“Abbiamo sempre sostenuto – spiega Amerigo Varotti, direttore Confcommercio– la validità di quelle manifestazioni ed eventi di tradizione popolare e legati alla cultura enogastronomica del territorio, realizzati possibilmente con il coinvolgimento degli operatori economici locali, in quanto questi possono costituire un momento di aggregazione ed uno strumento di valorizzazione e promozione del territorio. Purtroppo ormai non è più così da tempo e – continua – a parte le eccezioni delle Proloco, il tutto viene condensato nell’unico obiettivo di fare facili incassi che sfuggono ad ogni controllo. Una normativa regionale, che lascia la possibilità a chiunque di inventarsi dall’oggi al domani un qualunque evento in cui i Comuni poi possono autorizzare il rilascio di licenze per la somministrazione di alimenti e bevande, rende il mercato senza più regole” . La Confcommercio, infatti, di concerto con l’Associazione Ristoratori e Fipe-pubblici esercizi, ha chiesto alle Autorità competenti regionali e locali la modifica dell’attuale normativa.
“In un momento di difficoltà in cui – prosegue Marco Arzeni, segretario Fipe e dell’Associazione Ristoratori – a cittadini ed imprese vengono richiesti sforzi e sacrifici, non possiamo accettare che esistano zone franche e privilegiate di cui godono sagre, feste di partito e circoli privati; benefici che si concretizzano in un danno per la collettività e per le imprese rappresentate a cui viene sottratto una importante fetta di mercato senza che venga rispettata la regola basilare della libera concorrenza che è quella di avere regole certe e uguali per tutti. Riteniamo che sia giunto il momento che Amministratori Regionali e locali debbano regolamentare seriamente l’organizzazione di questi eventi”.