In vista della votazione alla X Commissione del Senato dell’articolo 50 del disegno di legge concorrenza sulla parity rate, Federalberghi ribadisce l’importanza di questa norma che pone un freno alle clausole contrattuali che vengono imposte dai grandi portali di prenotazione alberghiera agli hotel per impedire loro di pubblicare sul proprio sito internet un prezzo più basso.
“Se l’articolo 50 non venisse approvato – si legge in una nota di Federalberghi – si determinerebbe uno squilibrio competitivo tra sistemi, a tutto vantaggio di due Paesi (la Francia e la Germania) che sono tra i principali concorrenti dell’Italia. Purtroppo, dopo un lavoro di squadra che alla Camera si è concluso con un voto bipartisan ed un’approvazione della norma a grandissima maggioranza (434 a favore, solo 4 contrari), la discussione in Senato rischia di essere inquinata da una manina astuta.
Qualcuno addirittura vuol farci credere che i padroni della rete si stanno prodigando per tutelare gli interessi dei pesci piccoli. Confidiamo che i nostri senatori non si facciano abbindolare dalle lobbies dell’antiturismo e confermino, senza nessuna modifica, il testo approvato dalla Camera”.
In Francia, infatti, la legge Macron, in vigore dal 7 agosto 2015, ha sancito la nullità delle clausole sulla parity rate, affermando la piena libertà degli alberghi di riconoscere ai clienti sconti e altri vantaggi tariffari mentre in Germania, l’Autorità Antitrust, con decisione del 23 dicembre 2015, ha proibito a Booking.com di utilizzare le clausole di parity rate. Analoga decisione, adottata dall’Autorità tedesca nel dicembre 2013 in relazione al portale HRS, è stata confermata dal Tribunale amministrativo di Dusseldorf nel gennaio 2015. Il Bundeskartellamt ha attivato anche un procedimento nei confronti di Expedia, relativo al medesimo argomento.