Sono quasi 30mila le candidature pervenute alla nuova Ita. Di queste circa 7.200 provengono da Alitalia. In pratica tre dipendenti su quattro dell’ex compagnia di bandiera hanno presentato domanda per andare a lavorare con il nuovo vettore: gli altri appartengono a tipologie di servizio che non erano nel bando relative al settore manutenzione e handling. Intanto, è previsto per oggi alle 15 il nuovo confronto tra Ita e i sindacati, dopo l’incontro di lunedì. Il tema centrale resta quello degli ammortizzatori sociali. Per i sindacati gli ammortizzatori sociali devono coprire l’intera durata del piano di Ita, cioè al 2025: mentre adesso la cigs è garantita fino al 22 settembre 2021, con un possibile rinnovo fino al 22 settembre 2022.
Per quanto riguarda la campagna di raccolta delle candidature, Ita ha comunciato i dati finali. Le candidature ricevute erano complessivamente 29.451. Di queste, 2.760 per i ruoli di comandati e piloti (1.298 provenienti da Alitalia in Amministrazione Straordinaria), 8.097 per assistenti di volo (3.311 da Alitalia) e 18.594 per il personale di staff (2.601 da Alitalia). I dipendenti di Alitalia che hanno presentato domanda per essere assorbiti da Ita sono circa tre su quattro. In base ai dati comunicati da Ita le 7.200 le candidature di dipendenti Alitalia rappresentano infatti il 68% dei circa 10.500 dipendenti ora in forza ad Alitalia. Di fatto, secondo quanto si apprende, sarebbero rimasti alla finestra gran parte dei 4mila dipendenti del settore Handling e Manutenzione. Si tratta di posizioni lavorative per le quali non si erano aperte selezioni da parte di Ita. Questi due settori di Alitalia saranno messi a gara e l’eventuale apertura di selezioni da parte di Ita anche per queste tipologie di lavoratori dipenderà dall’eventuale acquisizione di questi servizi. La nuova compagnia partirà con circa 2.800 dipendenti, con la possibilità nei prossimi anni di arrivare ad un massimo di 5.750 lavoratori.
Alitalia, intanto, per voce dei commissari straordinari, si affretta a smentire le indiscrezioni secondo cui il vettore venderebbe a un euro la sua flotta, sottolineando che si tratta di “una semplificazione giornalistica fuorviante e foriera di interpretazioni non corrette”.