L’ingresso di Air France e Delta con una quota totale del 40%, una riduzione degli aerei e del lungo-raggio e, come conseguenza, da 2 a 3mila esuberi. Sarebbe questo, secondo indiscrezioni del Sole 24 ore, l’ipotesi di piano per Alitalia emersa dagli incontri che i vertici di Fs, alla ricerca di un partner industriale, hanno avuto con la compagnia Usa ad Atlanta.
Stando al quotidiano finanziario, il progetto che sta prendendo forma nella fitta serie di colloqui intorno alla compagnia aerea commissariata (oggi ne è previsto un altro a Francoforte con Lufthansa), e che dovrebbe essere messo nero su bianco da Fs entro il 31 gennaio, vedrebbe la disponibilità da parte di Delta Airlines a entrare nel capitale di Alitalia insieme a Air France-Klm con una quota del 40%. Le due compagnie avrebbero infatti “espresso una disponibilità a investire con una quota del 20% ciascuna. Ferrovie dello Stato invece potrebbe avere una quota non superiore al 25-30%, il Tesoro un 15% frutto della conversione in equity di parte del prestito ponte e il restante 15% in mano ad altre società pubbliche: possibilità, queste, già emerse nelle scorse settimane, quando erano circolati i nomi (con relative e categoriche smentite) di Eni, Leonardo, Poste e Cdp.
Per quanto riguarda invece il piano industriale che Delta avrebbe messo a punto, le indiscrezioni indicano un’Alitalia “solo un po’ più piccola dell’attuale”, con 110 aerei contro gli attuali 118, una riduzione di uno-due jet di lungo raggio (ora sono 26) e la dolente nota di una forza lavoro compresa tra 9mila e 10mila dipendenti: ci sarebbero quindi dai 2mila ai 3mila esuberi.
L’allarme dei sindacati scatta dunque immediato: la Uilt considera “un fatto positivo” l’accelerazione delle trattative, ma aggiunge che “la stessa notizia diventerebbe negativa se il piano industriale, che il sindacato ad oggi ancora non conosce, si dovesse orientare su una riduzione degli aerei di lungo raggio”.
La Filt Cgil reclama “una smentita immediata da parte del Governo in merito a possibili esuberi in Alitalia e una tempestiva convocazione presso il Mise per l’apertura di una sede di confronto di crisi permanente sulla vertenza”.
A stretto giro arriva il commento del vicepremier Luigi Di Maio, che non smentisce e non conferma: “Stiamo ancora facendo il piano industriale, è prematuro parlare di questo”, taglia corto.