Etihad ha detto sì ad Alitalia, l’accordo ancora manca ma c’è il primo passo per stringere un’alleanza che tiene con il fiato sospeso. La compagnia di Abu Dhabi ha impiegato 24 ore per dare una risposta “positiva” alla lettera spedita da Roma per soddisfare le richieste poste dagli emirati.
La partita, tuttavia, non è finita: restano ancora alcuni nodi da sciogliere e davanti ci sono pochi giorni da sfruttare, minuto per minuto, così da arrivare all’assemblea convocata per l’8 agosto, venerdì prossimo, pronti non solo per varare l’aumento di capitale ma anche per la sigla finale dell’intesa che suggellerebbe il nuovo matrimonio nei cieli.
Martedì il numero uno della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, arriverà a Roma con una agenda estremamente flessibile: gli incontri con Alitalia e i suoi azionisti, e gli incontri istituzionali con il Governo, saranno fissati passo dopo passo a seconda di come procederà la volata di quattro giorni verso la chiusura del dossier. Un solo impegno è segnato a matita, ancora con un punto interrogativo: è l’ipotesi di una conferenza stampa, venerdì 8 agosto, il giorno per cui resta fermo l’obiettivo di arrivare alla firma.
Intanto, appare ormai definitiva la posizione di Poste, nonostante ancora qualche malumore tra gli altri azionisti: la società pubblica, che lo scorso dicembre ha dato ad Alitalia una boccata d’ossigeno da 75 milioni bruciati dalle perdite, sotto la nuova gestione di Francesco Caio non si è tirata indietro ma ha preteso che questa volta l’investimento (70 milioni) fosse al riparo dai conti in rosso e dal rischio di vecchi contenziosi, quindi che la nuova iniezione di risorse andasse direttamente nella nuova Alitalia-Etihad. La soluzione trovata è complessa, ed è nei dettagli ancora al vaglio dei legali (anche perché l’intervento di una società pubblica superi il vaglio dell’Europa) e degli esperti fiscali (perché i vecchi soci non perdano i benefici fiscali legati ai bilanci chiusi in perdita): ci sarà un passaggio societario intermedio con una “midcompany” partecipata dai ‘vecchi’ soci Alitalia che aderiranno all’aumento di capitale e da Poste che conferirà invece la sua quota con un prestito che si trasformerà in capitale solo quando nascerà la società finale, con l’ingresso di Etihad al 49%.
Fari ancora puntati, poi, sulla UilTrasporti, che non accetta il pressing di chi ritiene che prima dell’8 agosto sia necessario un sì del sindacato anche sul contratto di lavoro: “Tutto quello che la Uil doveva fare per il matrimonio con Etihad lo ha fatto, perché ha firmato l’assetto del nuovo piano industriale ed è quello il punto vincolante”, puntualizza il segretario generale aggiunto Marco Veneziani.