lunedì, 23 Dicembre 2024

B737 Max e Brexit, il futuro prossimo di Ryanair secondo il ceo

Dal ritardo nella consegna dei Boeing 737 Max ai possibili effetti sulla Brexit passando per Alitalia. A Milano per presentare le nuove rotte della prossima Summer 2020, il Ceo di Ryanair, Eddie Wilson, ha toccato alcuni temi caldi.

“Abbiamo un surplus di 500 piloti, legato al ritardo nelle consegne dei B737 Max. Stiamo cercando di trattare il personale nel modo migliore – ha aggiunto – proponendo ferie non pagate o contratti part-time, perché è una situazione contingente, ma presto ne avremo nuovamente bisogno. Le uscite da noi sono minime, perché i piloti riconoscono i nostri standard di sicurezza e anche per una serie di fallimenti in varie compagnie, che non favoriscono il movimento. Gli esuberi – ha precisato – non riguardano nello specifico l’Italia”.

Quanto alla flotta, Ryanair ha ordinato 210 Max, di cui 135 confermati e 75 in opzione. Gli arrivi di Max al momento in programma sarebbero 30 a gennaio e febbraio 2020, a fronte dei 58 previsti. Rassicurazioni intanto sulla sicurezza dei velivoli vengono dal Ceo, che ha dichiarato: “Era un problema di software che interagiva coi comandi ed è stato risolto. Manca soltanto l’approvazione da parte delle autorità competenti”. Quanto agli eventuali timori dei passeggeri per gli incidenti avvenuti, “l’irrazionalità della gente – ha sostenuto – verrà superata e l’aereo sarà assolutamente sicuro”.  Quanto al modello di business del gruppo, che ha visto aggiungersi, oltre a Lauda e Buzz, anche Malta Air, “continueremo a puntare su ciò che sappiamo fare meglio – ha detto Wilson – ovvero i voli a prezzo basso e il contenimento dei costi. Certo continueremo a valutare acquisizioni di altre compagnie, ma per ora ci concentriamo sul gruppo”.

Con la Brexit, anche se fosse ‘hard Brexit’, non ci saranno problemi per i voli Ryanair in Gran Bretagna e nemmeno per quelli tra Gran Bretagna e Irlanda, ha poi assicurato Wilson. “Abbiamo le necessarie certificazioni” ha spiegato, ribattendo a chi gli ha chiesto un confronto col caso del fallimento del tour operator britannico Thomas Cook, che si tratta in quel caso di “un vecchio modello di business, in cui la presenza sul territorio di tutte le agenzie di viaggio non ha aiutato per i costi”.

Infine, Alitalia: “La nostra posizione è chiara da tempo. Alitalia è un marchio molto forte, strategico per il mercato, in particolare sul lungo raggio. Ed è ciò su cui dovrebbe focalizzarsi, anziché sui voli nazionali, in cui è difficile competere con tariffe basse come le nostre. Siamo sempre disponibili a una partnership nelle attività di feederaggio”.

 

 

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