Decine di migliaia di lavoratori a rischio, gli sforzi e le iniezioni da capitali degli ultimi anni sprecati. I numeri trapelati sulla trattativa tra Italia e Ue per il destino di Alitalia spaventano i sindacati che in una lunga nota congiunta siglata dai segretari generali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti Stefano Malorgio, Salvatore Pellecchia e Claudio Tarlazzi parlano di “danni inestimabili all’economia del Paese” che “tornerebbe indietro di 75 anni” e stigmatizzano l’ipotesi di una “compagnia bonsai” che – sostengono – sarebbe messa al tappeto ancora prima di cominciare. In gioco, ricordano, ci sono 11 mila posti di lavoro diretti più 40 mila di indotto.
“Sono necessari almeno 100 aeromobili e un piano industriale che rafforzi il cargo”, affermano i sindacati: si starebbe trattando, invece, su 43-45 aerei, al massimo 60. Mentre si dovrebbe anche, richiesta non aggirabile della Ue, cambiare logo per la nuova Ita, con il vecchio marchio Alitalia che dovrà essere abbandonato e potrà eventualmente essere recuperato partecipando ad una gara. All’asta anche tutti gli asset della compagnia non compresi nella parte volo della quale sarà riassunto il 26% dei dipendenti, circa 2.850, solo però dopo una selezione e con un nuovo contratto. Per tutti gli altri ci sarebbe una proroga della Cig per 5 anni e uno scivolo per la pensione. Uno spiraglio, scrivono i quotidiani, ci sarebbe invece sugli slot: a Linate e Fiumicino dovrebbero esserne tagliati 54 e anche se la Ue vorrebbe ulteriori riduzioni, la trattativa sul punto sarebbe aperta. “Un trattamento discriminatorio da parte della Ue nei confronti dell’Italia”, tornano a dire i sindacati secondo i quali le compagnie di bandiera tedesca e francese, a fronte di significativi aiuti economici (11 miliardi per il gruppo Lufthansa, 7 ad Air France che dovrà cedere solo 8 slot) sono state chiamate ad “un sacrificio modesto se rapportato a quanto richiesto ad Alitalia che ha ricevuto 1,4 miliardi di euro”.