Primo banco di prova per il piano industriale di Ita, la nuova Alitalia. Lo schema del business plan 2021-25 è arrivato in Parlamento, dove le commissioni competenti hanno iniziato ufficialmente l’esame per arrivare in un mese di tempo a formulare il parere.
Ma il vero scoglio sarà a Bruxelles, dove sono partite in parallelo le interlocuzioni con la Commissione Ue: il nodo sarà capire se la newco garantisce la necessaria discontinuità con la vecchia compagnia per poter accordare il via libera.
L’esame dello schema di piano, assegnato in sede consultiva a Camera e Senato il 7 gennaio, è entrato nel vivo con l’audizione informale alla commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama dei vertici della società Ita, l’ad Fabio Lazzerini e il presidente Francesco Caio. Audizione che si è svolta in forma riservata, così come è ‘top secret’ al momento il materiale sullo schema di piano industriale inviato al Parlamento: un documento di un’ottantina di pagine che, secondo quanto si apprende, si è deciso di non rendere pubblico per garantire la riservatezza degli aspetti industriali del piano.
Nelle circa due ore e mezzo di audizione, secondo quanto si ricostruisce, l’illustrazione di Lazzerini e Caio non si è discostata molto da quanto già presentato nella conferenza stampa del 18 dicembre, a valle del cda che ha approvato il piano. Ovvero, una nuova compagnia, il cui decollo è atteso ad aprile, che partirà con una flotta di 52 aerei, 5.200-5.500 dipendenti e 61 rotte servite.
Numeri praticamente dimezzati rispetto alla vecchia Alitalia, ma che nell’arco di piano (che fissa il target di pareggio al 2022 e un Ebit positivo nel 2023) si punta a far crescere, per arrivare al 2025 ad avere oltre 80 aerei di nuova generazione, 9.500 dipendenti, 93 rotte, 3,4 miliardi di ricavi e un Ebit margin del 7%. Il piano prevede anche il supporto di un partner europeo, con i primi effetti della partnership fissati al 2022: in pista Delta-Air France-Klm e Lufthansa, con le quali, secondo quanto si apprende, qualche interlocuzione ci sarebbe già stata.
Lo schema di business plan, secondo indiscrezioni di stampa, conterrebbe anche un ‘piano B’ nel caso di scenario peggiorativo, che vedrebbe la già mini-Alitalia ridursi ulteriormente, con solo 47 aerei al decollo e uno sviluppo successivo più contenuto anche negli anni successivi. Tutto comunque è fortemente condizionato da come evolverà la situazione legata alla pandemia, con le stime della Iata che fissano la ripresa del traffico pre-Covid al 2023-24.
E proprio per questo anche il piano di Ita, secondo quanto avrebbe ribadito in audizione il presidente Caio, è fortemente ancorato alla realtà dell’attuale contesto e lo sviluppo della rete, della flotta e delle strutture operative seguirà con gradualità e prudenza la ripresa del traffico post-Covid.
Accolto fin da subito con gelo dai sindacati, preoccupati per i livelli occupazionali, lo schema di piano sembra trovare un’accoglienza più favorevole tra i parlamentari. Il termine per il parere delle due commissioni di Camera e Senato è fissato per il 6 febbraio. Non c’è invece un termine per l’ok dell’Ue. Una volta recepiti i feedback delle istituzioni e integrate le eventuali successive modifiche, il piano tornerà in cda per l’approvazione. A quel punto l’azionista Tesoro procederà al secondo aumento di capitale: quello da 3 miliardi, il vero carburante. E la nuova Alitalia-Ita potrà finalmente decollare.