sabato, 20 Aprile 2024

Privatizzazione alle battute finali: Ita verso Lufthansa

La nuova procedura per avviare la privatizzazione di Ita ha praticamente completato il suo iter. La Corte dei Conti ha dato l’ok al Dpcm approvato nemmeno una settimana fa dal Consiglio dei Ministri e il testo sta per atterrare in Gazzetta Ufficiale. Ora la parola passa alle società. Lufthansa dovrà palesare la propria offerta e Ita dovrà valutarla. A fine anno, ma forse anche prima, il dado dovrebbe essere tratto.

Il nuovo Dpcm modifica in profondità la procedura e, di fatto, azzera le modalità precedenti, consentendo a tutte le società che hanno avanzato in precedenza il proprio interesse di ‘rilanciare’ una proposta. Ma in campo rimane solo Lufthansa, senza il partner iniziale Msc-Aponte, che a novembre ha fatto sapere espressamente “di non essere più interessata a partecipare alla privatizzazione di Ita Airways, non ravvisandone le condizioni nell’attuale procedura”. Anche la cordata guidata da Certares, alla quale partecipava anche Delta, che sembrava ad un passo dall’acquisizione, ha abbandonato le trattative.

Lufthansa potrebbe presto ‘concretizzare’ il proprio interesse. E a lei, ma in una fase successiva, potrebbero aggiungersi anche altri partner, ad esempio le Ferrovie dello Stato interessate però solo a possibili sviluppi e integrazioni commerciali: un biglietto unico treno-aereo ed anche un maggiore interscambio sul fronte delle merci.

Il Dpcm riscritto dal governo Meloni prevede ora la possibilità che una compagnia aerea possa acquisire anche una quota di minoranza e che possa farlo non rilevando le quote del ministero dell’Economia, ma con un aumento di capitale. Questa procedura di fatto non porta le risorse nel bilancio pubblico ma le lascia all’interno della società, per favorirne il rilancio. Tecnicamente questo richiede anche un maggior esborso per l’acquirente, perché di fatto beneficerà, in quota parte, delle risorse rimaste all’interno della società. Ecco perché si profila anche una operazione in più fasi. Il decreto è fatto cercando un deciso equilibrio tra chi acquisirà il controllo concreto nell’operatività e i contrappesi di garanzia per gli obiettivi fissati dallo Stato. I patti parasociali tra il ministero dell’Economia e l’acquirente – pur considerando espressamente un ‘preminente coinvolgimento’ da parte della nuova compagnia aerea nella gestione di Ita – dovranno prevedere che il ministero dell’Economia, fino alla eventuale definitiva uscita dal capitale, abbia diritti di governance tali da assicurare un adeguato presidio sulle decisioni di rilievo per il perseguimento degli obiettivi di potenziamento e sviluppo industriale di Ita. Oltre al prezzo, saranno proprio i dettagli del piano industriale e le garanzie occupazionali a fare la differenza. Con la rassicurazione, arrivata già dalla compagnia italiana, che per le 1.200 assunzioni tra comandanti, piloti e assistenti di volo previste per il 2023 si guarderà al bacino degli ex dipendenti Alitalia in Cig.

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