La soluzione cui si sta lavorando per Alitalia non è una ri-nazionalizzazione. Il ministro dell’economia Giovanni Tria ridimensiona il progetto del suo stesso Governo di riportare lo Stato nell’ex compagnia di bandiera con un ruolo forte e frena anche sull’ingresso del Tesoro nella newco.
Il ritorno dello Stato in Alitalia è la colonna portante del progetto del Governo giallo-verde per rilanciare la compagnia: nel piano illustrato dal vicepremier grillino Luigi Di Maio ai sindacati, Fs insieme al Tesoro arriverebbero a superare il 50% della newco per la nuova Alitalia. Ma il ministro dell’economia chiarisce: “Non c’è in campo il tema di una ri-nazionalizzazione di Alitalia, la soluzione non può che essere di mercato, trainata da soggetti di rilievo”, spiega Tria al question time, evidenziando come comunque in questi 22 mesi di amministrazione straordinaria la situazione sia “notevolmente migliorata”, come dimostrato dall’interesse di diverse compagnie private. Al momento, però l’ingresso del Mef nella newco (che Di Maio ha indicato anche oltre il 15%) non è ancora cosa fatta: solo se il negoziato con Delta e EasyJet si concluderà positivamente e produrrà un “piano industriale robusto, che consenta di stare sul mercato senza aiuti di Stato, il Mef potrà partecipare”.
Tutto dipende quindi da come andranno i colloqui tra Fs e i due partner industriali, che ieri a Londra, nella sede della low cost inglese, hanno iniziato a mettere nero su bianco alcuni dettagli del piano. Se di qui a fine mese si riuscirà a trovare un accordo su questioni chiave come assetto azionario (Delta ed EasyJet dovrebbero avere insieme il 40%, accanto a Fs disponibile fino al 30%, il Mef avrebbe un 15-20% e si cercano altre partecipate pubbliche tra cui potrebbe esserci Poste) e strategie industriali, è probabile che agli inizi di marzo si possa passare alla seconda fase. È quella della trattativa in esclusiva che approfondirà nodi ancora più delicati – dal perimetro agli investimenti fino al management – per arrivare a completare il piano entro la fine di marzo.
Intanto, mentre le opposizioni evidenziano le contraddizioni tra le parole di Tria e i piani di Di Maio, e il Pd chiede di ascoltare i commissari in audizione, resta alta la preoccupazione dei sindacati. Dai soggetti privati che dovrebbero affiancare Fs “sono emerse idee che non vanno esattamente nella direzione che ci aveva detto il governo”, avverte il leader della Cgil Landini, che ribadisce la necessità di un piano che non preveda altri esuberi e tagli, e ricorda che nella categoria “non si esclude di mettere in campo delle mobilitazioni” se dovessero continuare a non arrivare risposte”.