È positivo il contributo generato da Airbnb e dell’home sharing nei piccoli borghi italiani. Negli ultimi 12 mesi, gli host residenti delle aree rurali (47 anni l’età media, il 52% donne) hanno guadagnato complessivamente quasi 80 milioni di euro ospitando oltre 540.000 viaggiatori attraverso i 30.000 annunci disponibili. La durata media del soggiorno è stata di 5 notti, con 3 persone a comporre il gruppo medio. Il guadagno annuale dell’host tipico delle aree rurali è stato di 1.600 euro, frutto in genere di 16 notti prenotate. La maggioranza degli annunci si concentra nelle regioni del sud (13.000 disponibilità tradotte in 190.000 arrivi), dove si registrano anche una permanenza media più lunga (6 notti) e un’età media degli host più bassa (45 anni). Sono però i borghi di Toscana, Lazio, Marche e Umbria dove si incontra un maggior guadagno (1.800 Euro a host, con 190.000 arrivi e 10.000 listing disponibili). Nelle regioni del nord (1.400 Euro il guadagno dell’host rurale tipico) la durata media del soggiorno scende a 4 notti per i 7.000 annunci complessivamente disponibili.
“L’Italia può essere un leader nella valorizzazione delle aree rurali nel mondo e una guida per altri paesi che vedono ancora come una sfida il turismo nelle aree rurali, creando case studies a disposizione di tutti”, ha detto Joe Gebbia, 36 anni, fondatore di Airbnb, intervenendo a Palermo al convegno “Pietre per il futuro. Airbnb e una nuova era per i borghi antichi. Quello che abbiamo sperimentato dieci anni fa nel nostro salotto di casa, quando abbiamo lanciato Airbnb, ora è una realtà in più di 4 milioni di case in tutto il mondo. Da piccoli – ha spiegato Gebbia – ci viene insegnato a non fidarci dello straniero, e ogni volta la risposta degli investitori era ‘mi sembrate dei bravi ragazzi, ma questa idea non funzionerà mai’. Ora invece siamo riusciti a provare con i numeri che si può dormire a casa di sconosciuti, stiamo amplificando un senso di fiducia creando su scala globale una community. Ci sono profili verificati, le recensioni e una piattaforma consultata da milioni di persone. Ma perché abbiamo deciso di puntare sulle zone rurali? È una sfida, ma anche una nuova era del turismo: questi piccoli centri rappresentano le identità culturali e quando i giovani si trasferiscono o vanno via per studiare o lavorare, si assiste a una doppia perdita e impoverimento per il territorio. Noi vogliamo lavorare alla ricchezza culturale dei luoghi e connetterli per farli riscoprire, lavorando con giovani architetti e designer per rivitalizzarli. Così li facciamo tornare in circolo nell’economia locale”.
Nel corso della presentazione un appello a Gebbia è stato rivolto da Francesco Rutelli, presidente del partito democratico europeo, a “scegliere uno dei borghi italiani distrutti dal terremoto per farli risorgere, non come nuove Disneyland ma come autentici centri di rinascita civica e culturale”.
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