“Il caso Thomas Cook non è un fallimento del modello di business o del sistema del turismo organizzato, come purtroppo in questi giorni abbiamo letto, ma la conseguenza di una specifica situazione finanziaria e di scelte strategiche sbagliate del gruppo inglese che, da tempo, aveva dato segni in tal senso”. La pensa così Nardo Filippetti, presidente Astoi Confindustria Viaggi, secondo cui, “ad oggi il danno maggiore in Italia lo ha subito il segmento alberghiero ma, in realtà, sono state coinvolte anche aziende appartenenti ad altri settori come quello dei trasporti o quello aeroportuale”.
“In Italia e nel mondo – aggiunge – abbiamo esempi di aziende virtuose che rispondono, con il loro prodotto, a una domanda ancora molto forte ed offrono garanzie e tutele al consumatore inimmaginabili se paragonate all’acquisto online. A testimonianza del fatto che non si tratta di una crisi del modello dell’off line, possiamo citare esempi di imprese online estere che sono fallite nel recente passato. Questo spiacevole evento – conclude – sottolinea in maniera ancora più evidente l’importanza di affidarsi a un turismo organizzato che mette a disposizione dei consumatori tutte le tutele previste dalla nuova normativa europea, non ultima quella della dotazione di una copertura per fallimento e insolvenza, protezione di cui Thomas Cook godeva attraverso il fondo britannico Atol”.