lunedì, 23 Dicembre 2024

Aumenti Iva per turismo? La sola ipotesi fa infuriare gli operatori

Le notizie diffuse da articoli di stampa relativamente a supposti incrementi selettivi dell’Iva che sarebbero allo studio, in particolare nel settore alberghiero e della ristorazione, sono prive di qualsiasi fondamento. Lo precisano fonti del ministero dell’Economia, secondo cui il lavoro per la semplificazione e riduzione della pressione fiscale è focalizzato sull’Irpef.

Ma la sola ipotesi ha scatenato un vespaio di polemiche. Una “proposta bislacca” l’ha definita Federalberghi, addirittura “oscena” per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, “controproducente e autolesionista” secondo la Confcommercio.

“Sento dire che la maggiore imposta sarebbe pagata dai turisti e che sarebbe soprattutto a carico degli stranieri. La verità – afferma il presidente degli albergatori italiani Bernabò Bocca – è ben diversa: il prezzo principale sarebbe pagato dal nostro Paese, a causa della perdita di competitività del nostro sistema turistico, a tutto vantaggio dei paesi concorrenti, con grave danno per le imprese e i lavoratori italiani. Chiediamo piuttosto al governo di concentrare la propria attenzione verso le imposte evase da centinaia di migliaia di esercizi ricettivi abusivi che inquinano il mercato”.

“Il governo dice di voler ridurre le imposte sui ceti medio bassi e per farlo propone di alzare l’Iva sul turismo, in particolare hotel e ristoranti, come se fossero soltanto i turisti stranieri a mangiare fuori casa o dormire in albergo. Ovviamente non è così: ogni giorno circa 10 milioni di lavoratori pranzano nei bar e nei ristoranti e lo fanno per necessità, non certo per scelta. Un aumento dell’Iva colpirebbe innanzitutto loro”, sottolinea Roberto Calugi, firettore generale di Fipe.

Per il presidente di Confturismo-Confcommercio Luca Patanè, “il turismo italiano meriterebbe, invece, scelte che ne rafforzino la competitività, anche contrastando con determinazione la patologia di un diffuso abusivismo che opera in condizioni di dumping regolamentare, fiscale e contributivo”.

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