Due metri di distanza all’interno di palestre, cinema, teatri e nei ristoranti, dove sarebbe vietata la consumazione al banco dopo le 14. Le Regioni propongono le regole per far ripartire il Paese, anche nelle zone rosse. E ora le linee guida per la riapertura delle attività, lanciate dai governatori, andranno al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico e infine dell’Esecutivo. Intanto, nel corso della cabina di regia del Governo, si stanno discutendo i dati settimanali del contagio in vista dell’adozione delle nuove misure a maggio e della scadenza del decreto del 30 aprile. Con l’Italia in gran parte arancione, Puglia, Sardegna (entrata la scorsa settimana nella fascia di rischio piu’ alta) e Valle d’Aosta rimarrebbero rosse mentre la Campania spera nella ‘promozione’ in arancio.
Aldilà delle zone, il tema al centro del dibattito riguarda le misure di carattere nazionale. A chiederne un calendario sono tutte le forze politiche, che però hanno diversi pareri sulle modalità di intervento. Per la Lega “se i dati sono da zona gialla in alcune Regioni” bisognerebbe “allentare un po’ le restrizioni”. E anche se Draghi non ha escluso che qualche apertura venga anticipata già entro la fine del mese (l’ipotesi è il 26 aprile), i più rigoristi frenano. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia che “ci sono le condizioni per guardare con fiducia alla fase che si sta aprendo”.
Anche per il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, “ci sono condizioni per pianificare una serie di riaperture. Dobbiamo pensare a un piano con date certe e scadenze, per dare modo di organizzarsi alle attività che hanno bisogno di più tempo per farlo, come nel caso del turismo. Ad esempio, agli albergatori dobbiamo dire già oggi che magari da giugno possono mettere in moto la macchina”.
Le regole entro le quali sarà possibile procedere agli allentamenti non sono ancora certe. Su questo è al lavoro il Comitato Tecnico Scientifico, ora alle prese con le linee guida delle Regioni. Tra le proposte avanzate nel documento, però, sembra difficile che possa essere accolta la possibilità di applicare misure analoghe da estendere anche alla zona rossa, oltre a quella di permettere l’utilizzo di docce e spogliatoi in palestre e piscine. Secondo il protocollo dei governatori, le misure previste per l’intero settore della ristorazione “possono consentire lo svolgimento sia del servizio del pranzo che della cena”. Negli esercizi di ristorazione che prevedono posti a sedere non si consuma al banco dopo le 14. Anche il gioco con le carte o con altri materiali di cui non è possibile garantire una “puntuale e accurata disinfezione”, dicono le Regioni, sono consentite “purché siano rigorosamente rispettate” una serie di indicazioni, come l’uso della mascherina, igienizzazione delle mani e delle superfici di gioco, rispetto della distanza di un metro sia tra i giocatori allo stesso tavolo sia tra tavoli vicini. L’essere vaccinati non fa cadere l’obbligo di utilizzare la mascherina in bar, ristoranti, cinema e teatri. Nei locali al chiuso vanno rispettati i due metri di distanza, all’aperto si riduce a un metro: in entrambi i casi va tenuta la mascherina quando non si è seduti. Nuove misure per le riaperture delle palestre, ma no allo sport da contatto fisico. Bisognerà inoltre regolamentare l’accesso agli attrezzi, delimitando le zone per garantire almeno un metro di distanza tra le persone che in quel momento non svolgono attività fisica e almeno due metri durante l’attività fisica. Per cinema e spettacoli dal vivo, le misure si mantengono se integrate con tamponi all’ingresso, test negativi effettuati nelle ultime 48 ore e completamento della vaccinazione. Almeno un metro di distanza – frontale o laterale – tra spettatori se indossano la mascherina e almeno due metri di distanza qualora le disposizioni prevedano di non indossarla. Si lavora anche alla revisione dei parametri del monitoraggio della cabina di regia sui profili di rischio, con diverse ipotesi: dalla soglia minima sul numero di tamponi da effettuare in ogni regione a dati più recenti per la valutazione dell’Rt, fino ad un tasso di copertura vaccinale di circa il 70% per le fasce a maggiore rischio – over 80 e fragili – da tenere in considerazione nelle varie regioni.